Crescono le erbacce e i vigneti sopra uno dei siti archeologici della Sardegna, Mont’e Prama, sul quale è ormai da tempo calato un lunghissimo silenzio. L’Unione Sarda parla di una Sovrintendenza che da tempo tace sul futuro del sito, mentre il cancello continua a rimanere chiuso e qualsiasi tipo di attività sul posto è interrotta da mesi: le ultime risalgono ormai a un anno fa, quando furono aperti cinque saggi di scavo nei terreni confinanti.
I saggi confermarono il prolungamento della cinta muraria individuata due anni prima per circa altri 15 metri di percorso, portando così la lunghezza totale a 30 circa. Un altro saggio aperto a nord confermò la presenza di ulteriori sepolture, tutte sulla stessa linea di quelle rinvenute precedentemente. Una scoperta che aveva riaperto polemiche con la Sovrintendenza che non si era opposta all’installazione di un vigneto sul terreno, non sottoposto incredibilmente a vincolo archeologico.
Una vicenda che ha fatto inferocire anche gli utenti in rete, soprattutto i sardi che denunciano una vicenda mortificante per la loro terra d’origine. Il “più importante del mediterraneo occidentale” sede di sepolture e statue a tutto tondo, 700 anni più antiche delle più antiche statue greche. Probabilmente rovinato, temono gli isolani, dall’impianto di un vigneto proprio sopra.
Accuse alla giunta, accusa alla Sovrintendenza. Immagini che fanno il giro dei social e raccolgono commenti indignati e condivisioni. Non si sa più nemmeno come fare, da un punto di vista pratico, a ottenere il permesso di visitare il sito, nel quale sono state rinvenute stature di arcieri, guerrieri e pugilatori. Un sito archeologico tra i più importanti d’Italia nel quale, oggi, è impossibile persino camminare senza districarsi tra piante e radici.
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