Controffensiva diplomatica russa sulla guerra in Ucraina. Il recente ritiro delle truppe di Vladimir Putin dalla città di Kherson e il cordiale incontro al G20 di Bali tra il presidente americano, Joe Biden, e quello cinese, Xi Jinping, sembravano aver segnato una definitiva svolta negativa per Mosca nel conflitto ucraino. Ma prima le parole di Putin e poi quelle del ministro degli Esteri, Sergei Lavrov, presente al G20, cercano di ribaltare contro gli Stati Uniti le accuse di aver provocato la guerra.
“Alcuni cercano di riscrivere la storia e indebolire la Russia che ha prontamente e fermamente posto una barriera ai tentativi di influenzare la propria sovranità di Stato”, dichiara secondo l’agenzia Tass il presidente russo Vladimir Putin che accusa l’Occidente di puntare a “indebolire la Russia e minarne la sovranità”. Gli fa eco il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov secondo il quale la Russia starebbe continuando a perseguire i suoi obiettivi nell’operazione militare in Ucraina perché Kiev “rifiuta i negoziati”.
Anche il ministro degli Esteri, Sergei Lavrov, presente al G20 di Bali, sposa la linea dura di Putin affermando che le proposte presentate dal presidente Zelensky a Bali per la pace in Ucraina sono “non realistiche e non adeguate”. Secondo Lavrov, la Russia vuole vedere “fatti concreti, e non parole”. Negativo ovviamente il giudizio sul presidente ucraino che “non ascolta alcun consiglio dell’Occidente sui negoziati con la Russia”.
“Nonostante le dichiarazioni degli Stati Uniti al G20, altri Paesi rimangono convinti che il conflitto in Ucraina sia stato provocato da Washington. – affonda ancora il colpo Sergei Lavrov – L’Occidente ha cercato di politicizzare la dichiarazione finale del vertice G20, m a il lavoro sul documento finale è praticamente concluso”, chiude così il suo intervento il diplomatico russo.
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