La “rivoluzione” di costume di Hugh Hefner
Si è spento a 91 anni, nella sua casa di Los Angeles, Hugh Hefner, editore e fondatore nei primi anni ’50 della nota rivista “Playboy”. Molto più di un semplice imprenditore, Hugh Hefner è un vero e proprio rivoluzionario che combatte radicalmente, con una nuova visione del sesso e della relazione tra uomo e donna, il puritanesimo e le convenzioni sociali della società americana. Il coraggio di uno spirito anticonvenzionale e mondano lo spinge ad intraprendere una strada tanto stimolante quanto impervia quando, padre di famiglia meno che trentenne, dà vita alla sua creatura prediletta. La rivista è destinata, di lì a 20 anni, a far discutere e stravolgere costumi e modo di pensare in America ed oltreoceano.
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Il playboy Hugh Hefner
Della rivoluzione avviata con la sua rivista Hugh Hefner è non solo l’artefice, ma anche la personificazione: la sua progressiva liberazione dai vincoli convenzionali, che lo porta a divorziare dalla prima delle tre mogli per incomprensioni, ne fa il miglior interprete del radicale cambiamento da lui stesso promosso. La sua splendida villa di Beverly Hills ospita, anche contemporaneamente, più di una “coniglietta” che convive col ricchissimo proprietario. La capacità di persuasione, supportata da consistenti somme, gli consente di mostrare senza veli dive dello sport e dello spettacolo tra cui Marilyn Monroe, accanto alla quale Hugh Hefner riposerà al Memorial Park di Los Angeles. La sua insofferenza per le restrizioni del perbenismo borghese lo porta ad un’azione che, lungi dal limitarsi allo stravolgimento dei costumi sessuali, assume aspetti ben più profondi: di lui si ricordano significative interpretazioni cinematografiche autobiografiche e coraggiose interviste a personaggi famosi, tra cui Fidel Castro.
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L’antifemminismo di Playboy
L’esaltazione della figura del conquistatore operata dal personaggio Hugh Hefner, le cui vicende erotiche e mondane hanno risonanza mondiale, e la tendenza della sua rivista a far apparire le donne come oggetti di una sessualità libera e leggera, sono inizialmente interpretate come un inno alla vitalità e alla libertà.
Appena l’euforia iniziale cede il passo alla riflessione, tuttavia, la vita e l’opera di Hugh Hefner vengono tacciate di maschilismo per lo svilimento del ruolo femminile derivante dall’immagine della “coniglietta”. Insieme a fama e ricchezza, a partire dai primi anni ’70 l'”American Playboy” si conquista così l’ostilità delle correnti femministe ed attira l’attenzione di membri di spicco dell’FBI, che lo tengono sotto controllo. Ciò nonostante la sua vita sfrenata prosegue tra lusso, belle macchine, compagnie femminili e incontri con personaggi famosi di tutto il mondo. A quasi 60 anni un ictus lo costringe a ritirarsi affidando ogni attività alla figlia Chris.
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L’impegno sociale di Hugh Hefner
Che Hugh Hefner sia ben più che il maggior play boy d’America è testimoniato anche dall’impegno civile e politico che lo accompagna fino al periodo finale, in cui si fa da parte per un senso di profonda delusione. Finanziatore di iniziative umanitarie, è vicino al partito democratico. Anche nell’affrontare le questioni sociali è un rivoluzionario o, per definirlo alla luce dei fatti posteriori, un precursore. Ne è prova “Playboy philosophy”, raccolta editoriale della metà anni ’60 con cui sostiene il diritto all’aborto e le unioni di fatto, oltre alla liberalizzazione di alcune sostanze stupefacenti. Temi che, se sono attualmente all’ordine del giorno del dibattito politico, non potevano allora che rafforzare la fama di edonista dissoluto di Hugh Hefner presso chi lo denigrava.