L’indagine portata avanti dalla Procura di Roma assume una nuova piega, poiché vediamo Liliane Murekatete, coniuge del deputato Aboubakar Soumahoro, autore in preparazione del libro “Manifesto degli invisibili”, come vittima anziché come imputata.
Ad inizio luglio, Elio Leonardo Carchidi, fotografo professionista, è stato iscritto nel registro degli indagati presso il piazzale Clodio, accusato di “diffusione illecita di dati sensibili”. Ciò è avvenuto in seguito alla pubblicazione, sul suo blog, di foto datate di dieci anni fa che ritraggono la Murekatete in pose compromettenti. La stessa ha dichiarato che si tratta di foto personali e che non ha mai autorizzato la loro diffusione.
Murekatete ha spiegato come la divulgazione di tali immagini l’abbia “devastata psicologicamente”, soprattutto dopo che esse sono state condivise su diversi siti, social e persino sui giornali di tiratura nazionale.
La donna aveva presentato denuncia a dicembre, attraverso il suo avvocato, Lorenzo Borrè. Questo, poco dopo che aveva subìto un’esplosione mediatica per un’inchiesta sulla coop Karibu, dove era accusata di evasione fiscale, con la madre indicata come principale responsabile.
Carchidi, con studio fotografico nel cuore della Capitale, dietro Villa Borghese, è stato ascoltato dalla polizia il mese scorso. La questione principale riguarda il fatto se avesse il permesso di pubblicare tali foto.
Il legale di Murekatete sostiene che le foto non erano destinate alla divulgazione pubblica. Si ipotizza che Carchidi avrebbe pubblicato le immagini un decennio fa, ma avrebbe aggiunto il cognome di Murekatete solo recentemente, rendendole così facilmente rintracciabili online.
La difesa di Carchidi, rappresentata dall’avvocato Fabrizio Galluzzo, respinge tali accuse. Secondo Galluzzo, il fotografo non avrebbe tratto alcun vantaggio dalla pubblicazione e, una volta comparsa su altri siti, avrebbe immediatamente rimosso le immagini. Inoltre, sostiene che Carchidi non era nemmeno a conoscenza di chi fosse Soumahoro.
Il fotografo ora si trova nella posizione di dover convincere la Procura della sua innocenza per evitare ulteriori procedimenti legali.