“Questo è il momento più pericoloso per la sicurezza europea da generazioni, ci sono i preparativi per un attacco su vasta scala”. Così dichiara il segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, di fronte alle ultime mosse dell’esercito russo. Il timore dell’Alleanza atlantica guidata dagli Usa di Joe Biden è che Mosca non si voglia affatto accontentare di essersi già presa di fatto la regione del Donbass in Ucraina. Ma voglia invece estendere nuovamente la sua sfera d’influenza come ai tempi dell’Unione sovietica, puntando a riconquistare spazio sul Mar Baltico.
Per questo motivo il presidente americano decide di inviare 800 soldati di rinforzo nel Paesi Baltici (Estonia, Lettonia e Lituania), allo scopo di prevenire un’invasione proveniente dalla Bielorussia e diretta verso il territorio di Kaliningrad, appartenente alla Russia. Una situazione inimmaginabile fino a pochi mesi fa dalle cancellerie europee e da quella a Stelle e strisce. Paragonabile quasi alla crisi dei missili a Cuba del 1962. In quell’occasione si sfiorò una guerra nucleare tra l’America di John Fitzgerald Kennedy e l’Urss di Nikita Krusciov.
Insomma, secondo le informazioni raccolte dalla Nato, quello messo in atto dal presidente russo Vladimir Putin non sarebbe un bluff. La sua reale intenzione potrebbe essere proprio quella di ridisegnare la cartina dell’Europa come si faceva fino a qualche decennio fa. Cioè attraverso l’uso delle armi e un’invasione di terra.
Di questa strategia farebbe ovviamente parte anche l’intenzione di invadere tutta l’Ucraina e non solo il Donbass. Si spiegherebbe così l’imponente schieramento di forze messo in campo dal Cremlino nella alleata Bielorussia. Da lì i carri di Putin potrebbero sconfinare in Ucraina, chiudendo con una morsa a tenaglia la capitale Kiev. Ma anche verso i Paesi baltici. A completare questo quadro inquietante ci sono armi come i missili cruise ipersonici Iskander, dislocate in Bielorussia.
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