Non è solo Lampedusa, in questi giorni, a vivere momenti ad alta tensione sul fronte migranti. Anche se altri luoghi d’Italia, altrettanto in difficoltà, godono di minori attenzioni mediatiche e un interessamento infinitamente inferiore da parte dei politici. L’allarme, infatti, arriva in queste ore dalla Sardegna, che ha alzato la voce per richiamare su di sé gli occhi dei rappresentanti delle istituzioni.
“Il fatto che la rotta per Lampedusa abbia ‘qualche’ difficoltà è marcatamente palese. La nostra preoccupazione è che chiudendo quella rotta si cerchi di arrivare in Sardegna, scegliendo questa alternativa perché meno ‘esposta’ mediaticamente. E più conveniente per gli immigrati perché così facendo evitano di stare per lungo tempo in Libia”.
A lanciare l’allarme è Salvatore Deidda, segretario regionale del sindacato Siulp Polizia, dopo il caso della nave Sea Watch e dopo la vicenda della nave Alex e alla luce dei continui sbarchi sulle coste sarde. L’ultimo ha visto arrivare nell’Isola anche due migranti che hanno riferito di provenire proprio dalla Libia. In totale, dall’inizio dell’anno sono stati oltre 200 gli arrivi di barchini in Sardegna, nella quasi totalità dei casi provenienti dall’Algeria.
“Ma ormai i libici – prosegue Deidda – hanno capito che il fronte della rotta per Lampedusa non è più sicuro e allora attraversano prima la Tunisia e poi raggiungono il porto algerino con più possibilità di arrivare in Sardegna e quindi in Italia. A Cagliari – avvisa dunque il segretario del Siulp – avremo quindi un incremento di immigrati con più lavoro per le forze dell’ordine a cui corrisponde un decremento di personale e ci sarà più lavoro sul fronte immigrazione, ma con meno risonanza mediatica”. Poi la chiosa: “La Sardegna, però, non fa notizia come la Sicilia”.
Dalle prostitute a “deiezioni canine”: la lunga guerra dei 5S alla stampa