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L’allarme di Draghi per l’Europa: “È un momento critico, serve uno Stato”

“L’Europa così com’è non funziona più”. E’ con questa dichiarazione forte ed esplicita, che Mario Draghi, ex Presidente del Consiglio italiano, ha aperto la sua rara apparizione pubblica alla Chiesa di Sant’Ignazio di Loyola a Roma. Presentando il libro di Aldo Cazzullo, “Quando eravamo i padroni del mondo“, Draghi ha tracciato un parallelo diretto tra l’antico Impero Romano e l’attuale Unione Europea, evidenziando la necessità urgente per l’Europa di trasformarsi in uno Stato unico per affrontare efficacemente le sfide del mondo moderno.

La tesi di Draghi si concentra sull’inefficacia dell’Unione Europea nel suo formato attuale, specialmente nel contesto di un mondo “multicentrico e postatomico“. Ha messo in questione l’espansione dell’UE a 28 membri senza riforme strutturali adeguate, descrivendo questa decisione come un “errore colossale“. Secondo lui, l’Europa si trova in una “paralisi funzionale“, incapace di adattare le sue regole e politiche alle nuove realtà globali.

Evitando domande su questioni attuali e concentrandosi sul futuro dell’Europa, Draghi ha evidenziato la frammentazione dell’UE: 27 eserciti, 27 agenzie per la commercializzazione dei farmaci, mancanza di una politica estera unificata. Questa divisione, secondo lui, impedisce all’Europa di esercitare un’influenza significativa a livello mondiale, a differenza dell’impero romano, un tempo dominante.

Nel suo discorso, Draghi ha suggerito una maggiore integrazione politica come soluzione, proponendo l’idea di un vero parlamento europeo. La visione di Draghi per l’Europa è quella di un continente unito che possa rivaleggiare in potenza e influenza con altre grandi potenze mondiali. Ha sottolineato che l’unica speranza per l’Europa è un nuovo modello di governance che valorizzi l’unità e la forza collettiva.

In conclusione, Draghi ha sottolineato che, nonostante i recenti insuccessi di alcuni partiti sovranisti, rimane più pessimista del solito sul futuro dell’Europa se non si verifica un cambiamento radicale. Il suo messaggio è chiaro: per sopravvivere e prosperare, l’Europa deve reinventarsi, trascendendo i confini nazionali per emergere come un vero Stato unitario.

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