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Lampedusa, Salvini blocca la Sea Watch, ma nell’ultimo mese sono arrivati già 300 migranti

A Lampedusa, solo nell’ultimo mese, sono successe molte cose. Certo, la Sea Watch che oggi ha deciso di forzare il blocco peer tentare di far sbarcare i suoi 43 migranti esausti, è la più drammatica. Ma nel silenzio, un giorno dopo l’altro, circa 300 migranti hanno toccato le coste dell’isola arrivando con i barconi e sono stati avviati alle strutture di pronto intervento. Gli ultimi 8, secondo quanto fa sapere il sindaco Totò Martello, sono approdati stanotte.

Il paradosso è evidente: chi arriva grazie agli scafisti trova accoglienza, chi viene soccorso dalle Ong viene ostacolato con ogni mezzo ed è costretto a trascorrere settimane in balìa del mare. Ma non solo a Lampedusa il confine italiano si sta rivelando molto permeabile…

Continuano infatti gli sbarchi anche lungo la rotta ionica che ha il suo terminale in Calabria. A Lampedusa l’ultimo sbarco è del 21 giugno: in cento sono arrivati in due ondate su piccole imbarcazioni. La tratta più lunga della traversata è avvenuta a bordo di un peschereccio che una volta arrivato in vista del primo lembo d’Italia ha trasferito i migranti su piccoli barchini grazie ai quali il viaggio è stato portato a termine.

Un aereo di Frontex ha filmato il trasbordo dalla “nave madre” alle unità più piccole, un trucco a cui gli scafisti ricorrono sempre più spesso per sfuggire ai controlli . Il peschereccio è stato messo sotto sequestro. Ma nelle settimane precedenti, sempre a piccoli gruppi, altre 200 persone circa sono riuscite ad arrivare a Lampedusa.

Senza l’ausilio di navi Ong i barchini sono arrivati in prossimità della costa e qui la Guardia di Finanza o la Guardia Costiera hanno soccorso gli occupanti delle imbarcazioni. Nessuno di loro è stato rimandato indietro, tutti hanno trovato accoglienza. Così come sono rimaste in Italia le altre persone (anche in questo caso almeno un centinaio) giunte nella zona di crotone e Isola Capo Rizzuto a bordo di barche a vela.

Sono tutte partite dalla Turchia grazie a skipper russi o ucraini (spesso arrestati) e usano l’espediente della navigazione a vela proprio per sfuggire ai controlli.

 

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