L’Aquila è ancora un cantiere, dieci anni dopo il sisma che ha distrutto il centro storico. Metà della zone è ancora un quartiere con le frazioni, a partire da Onna, aspettano la fine del lungo percorso della ricostruzione. Nonostante il decennio alle spalle, circa 9.000 cittadini dell’Aquila vivono nei palazzi delle new town, i quartieri costruiti a tempo di record dopo il terremoto, che dovevano essere liberati una volta completata la ricostruzione.
Il motivo di un simile ritardo? Come spiega il Messaggero, in parte c’entra il desiderio, anche legittimo, della classe dirigente locale di gestire la ricostruzione, in parte anche l’ordine di grandezza della distruzione con cui si aveva a che fare. Tra inchieste giudiziarie, intercettazioni, veleni, accuse per una guida da monarca assoluto, la gestione commissariale di Bertolaso termina il 29 gennaio 2010, gli amministratori locali vogliono contare e si punta anche a fare lavorare le imprese del posto.
Tutto giusto in teoria, ma la rete di regole, per quanto necessarie, diventa una zavorra quando si tratta di ricostruire un centro storico in cui vivevano 7.500 residenti e 9.000 studenti; e l’obiettivo di ricostruire il centro esattamente com’era prima del sisma del 6 aprile 2009 appare giusto e comprensibile, ma forse inutilmente ambizioso, perché vi erano alcuni edifici pubblici degli anni Sessanta e Settanta che si poteva ripensare.
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