Il punto di non ritorno è stato finalmente superato. Non ci si guarda più alle spalle, avanti verso il futuro. Lontani da quel Pd che era stato a lungo la casa naturale di Matteo Renzi, il rottamatore che aveva finito per essere rottamato dopo un’esperienza di governo in cui aveva toccato le stelle (il successo straordinario alle europee) per poi tornare alle stalle (la clamorosa bocciatura del referendum al quale aveva legato il suo destino politico). Ora, l’ex segretario ha rotto gli indugi.
“Quello che mi spinge a lasciare è la mancanza di una visione sul futuro” ha spiegato l’ex premier a La Repubblica, rivendicando poi l’operato degli ultimi anni, pur contestato da una stessa parte dei democratici. Confermando la sua volontà di lasciare il Partito Democratico per dar vita a un nuovo soggetto politico: “I parlamentari che mi seguiranno saranno una trentina, più o meno. Non dico che c’è un numero chiuso, ma quasi”.
Renzi ha promesso rispetto, amicizia e collaborazione con il Pd di Nicola Zingaretti. Del quale non ha però voluto ascoltare gli appelli, convinto che un’unità soltanto di facciata sarebbe stata inutile e preferendo allontanarsi per evidenziare le differenze di vedute reciproche. “Voglio passare i prossimi mesi a combattere contro Salvini” ha però precisato.
L’ex premier ha poi spiegato che la sua scelta sarà “un bene per tutti”. E annunciato una Leopolda pirotecnica, durante la quale avverrà di fatto la presentazione della sua nuova creatura, al momento senza nemmeno un nome preciso. Una “renzata”, come l’ha definita il diretto interessato, termine un po’ goliardico per sottolineare la genuinità della sua decisione, con un pizzico di follia sopra. Deluso Zingaretti, che fino all’ultimo aveva tentato di evitare lo strappo: “Matteo sbaglia, ma noi andiamo avanti lo stesso”.
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