La politica impedisce di salvare vite. Questa è la dura verità espressa dall’ammiraglio Vittorio Alessandro, ex portavoce del Comando generale delle Capitanerie di porto, dopo la recente tragedia del barcone di Cutro, in cui decine di migranti hanno perso la vita. In un’intervista a la Repubblica, l’ammiraglio ha parlato delle difficoltà che la Guardia costiera ha incontrato negli ultimi anni a causa del clima politico e delle regole d’ingaggio imposte dal governo.
Alessandro ha ricordato i tempi in cui la Guardia costiera era vista come un orgoglio nazionale, quando salvare vite umane in mare era considerato un dovere sacro e ogni salvataggio rappresentava un arricchimento per l’Italia intera. Ma con il governo Conte, tutto è cambiato. Le motovedette sono diventate i “taxi del mare”, i soccorsi sono stati ridotti e l’immagine stessa della Guardia costiera è stata compromessa.
Secondo Alessandro, il cambiamento di rotta si è verificato quando Salvini e Di Maio sono entrati al governo. In quel momento, le regole d’ingaggio sono cambiate e la Guardia costiera è stata costretta a ritirarsi, perdendo la libertà di operare come prima. Le navi che avevano salvato centinaia di vite umane sono state lasciate fuori dai porti italiani e l’attività di salvataggio dei migranti è persino scomparsa dalle foto dei calendari del Corpo.
Tutto è iniziato con Conte e Salvini
L’ammiraglio ha anche parlato dei limiti dell’azione della Guardia costiera, che sono sempre stati quelli della zona Sar, ma che in passato non erano mai stati un ostacolo per le operazioni di soccorso. Tuttavia, con il governo Conte, la situazione è cambiata e la Guardia costiera è stata in qualche modo imbrigliata da decreti interministeriali che hanno limitato la sua operatività.
Secondo Alessandro, la tragedia di Cutro è il risultato di un cambio di rotta nella politica dei soccorsi in mare. Il Viminale ha assunto un ruolo strategico nell’assegnazione del porto di sbarco e questo ha spostato l’attenzione dalle esigenze del soccorso a quelle di polizia. In mare, però, non si fa polizia: in mare si fa soccorso.
Le parole dell’ammiraglio Alessandro sono un monito per tutti noi. La politica non deve impedire il salvataggio di vite umane in mare. La Guardia costiera deve essere libera di operare e di salvare chiunque abbia bisogno di aiuto, senza che ci siano interferenze politiche o regole d’ingaggio che limitino la sua operatività. Salvare vite umane in mare è un dovere umanitario, non una questione di polizia o di politica.