Lorenzo Fontana è il nuovo presidente della Camera. Il deputato leghista ha ottenuto 222 voti sui 400 disponibili, diventando così il successore del pentastellato Roberto Fico. “Anche qui alla Camera buona la prima. Stiamo procedendo in modo spedito”, commenta soddisfatta la premier in pectore Giorgia Meloni che, dopo lo sconto vinto con Forza Italia sul nome di Ignazio La Russa al vertice del Senato, la spunta anche nella partita di Montecitorio. Totalmente opposte, come ci si poteva del resto aspettare, le reazioni nel centrosinistra, con Laura Boldrini del Pd a guidare la fila degli scontenti.
La giornata di venerdì 14 ottobre è iniziata al Senato con il Dem Alessandro Zan che ha srotolato uno striscione dove era scritto “Omofobo e amico di Putin”, riferito ovviamente al neo presidente di Montecitorio Lorenzo Fontana. A pesare sul leghista sono i suoi trascorsi da antiabortista, contrario alle coppie di fatto e alle adozioni gay e ammiratore delle politiche del presidente russo Vladimir Putin.
“Putiniano mai pentito, antiabortista, contro le persone LGBTQIA+, tifoso dell’ultradestra euroscettica e anti-immigrazione nell’Ue. – così Laura Boldrini attacca Fontana su Twitter – Un nemico di diritti civili e autodeterminazione delle donne. Lorenzo Fontana rappresenta l’estremismo ai vertici delle istituzioni repubblicane”. E il già nominato Zan rincara la dose affermando che “la destra vuole eleggere un presidente della Camera amico di Putin, contro i diritti delle donne, omofobo. Lo scivolamento verso Orban inizia affidando il Parlamento a due figure divisive e reazionarie. L’ossessione della destra contro i diritti emerge già nei primi due giorni”.
“L’ideologia omofoba domani ha il suo vincitore: Fontana presidente della Camera”, aveva invece previsto come sarebbe andata a finire in anticipo l’ex parlamentare trans Vladimir Luxuria. “Vicino ai neonazisti veronesi di Fortezza Europa, in piazza con Forza Nuova, omofobo, filoputiniano, nemico della legge Mancino. Un fascioleghista”, così lo dipinge il giornalista di Repubblica Paolo Berizzi. “È un intollerante e cattolico regressivo”, sbotta il collega Alessandro Cecchi Paone.
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