Vai al contenuto

La ditta chiude, ma i lavoratori la rilevano a loro spese e la rilanciano: è un successo

C’è una storia che è impossibile non raccontare. Siamo a Città di Castello, in Umbria. Undici lavoratori, da oggi undici eroi. Loro sono gli operai di Ceramisia ai quali, la scorsa estate, era stata comunicata la delocalizzazione in Armenia. Dopo i primi attimi di sconforto, messi si fronte alla possibilità di perdere il lavoro, hanno deciso di investire nel proprio futuro e in quello del territorio. Si sono uniti in cooperativa ed hanno fondato “Ceramica Noi”, investendo 180 mila euro, acquistando i macchinari utilizzati dalla vecchia proprietà e affittando un capannone. E così hanno riconquistato i vecchi clienti, per il 90% negli Stati Uniti, riuscendo a non fermare la produzione e ripartendo di slancio.

Un’azienda che doveva chiudere e che doveva licenziarli, è ora di loro proprietà ed è ripartita alla grande. Dopo mesi di lavoro intenso hanno quindi aperto le porte della fabbrica alla città per festeggiare il successo della fase di start-up e per ringraziare le tante persone ed imprese che hanno sostenuto il loro avvio. All’inaugurazione, a testimoniare l’importanza per la comunità della riapertura di una storica fabbrica del territorio, ha partecipato anche il Comune e larga parte degli abitanti di Città di Castello.

“Non è stato facile – afferma Marco Brozzi, Presidente di “Ceramica Noi” – ma è stato molto bello. Ci siamo impegnati tutti per far ripartire la fabbrica nel minor tempo possibile, senza interrompere la produzione. Abbiamo lavorato anche 14 ore al giorno ma ci siamo riusciti. Vogliamo ringraziare tutte le persone che ci hanno dato fiducia, dai clienti ai fornitori che ci hanno permesso di ripartire subito a pieno ritmo”. La storia di “Ceramica Noi” ha subito fatto il giro dei social e catturato l’attenzione dell’Italia intera, diventando un simbolo di speranza e di coraggio.

Ma quella di “Ceramica noi” è anche una storia che fa da esempio alle tante altre imprese che stanno vivendo lunghi periodi di crisi e che, anziché cessare l’attività, possono essere salvate dai lavoratori. “Sono più di 500 – afferma Andrea Bernardoni di Legacoop Umbria, che ha seguito la cooperativa nella fase di start-up – le imprese recuperate in Italia dai lavoratori uniti in forma cooperativa dall’inizio della crisi. Sono numeri importanti che però possono crescere nei prossimi anni”.

 

Ti potrebbe interessare anche: Ilva, parliamo di numeri: lavoratori, perdite, guadagni e rischi. Tutto quello che c’è da sapere