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Lavoro: i mestieri che gli italiani non vogliono fare e che scomparirebbero senza gli immigrati

I lavori tradizionali sono destinati a scomparire. Nei prossimi cinque anni, agricoltori, giornalisti e sarti potrebbero andare in pensione. Tra le cause: la digitalizzazione e il continuo aggiornamento tecnologico. Entro il 2022 alcune delle professioni che hanno fatto appassionare e sognare tanti studenti potrebbero finire prima del tempo. Tuttavia, mentre si parla di digitalizzazione e tecnologia, ci sono però alcuni mestieri che gli italiani non vogliono più fare e che scomparirebbero se non ci fossero gli immigrati.  Si tratta di vere e proprie opportunità professionali che nessuno intende cogliere,  posti di lavoro che la maggior parte degli italiani sembra non voler occupare. Una recente ricerca sull’occupazione ha stilato una classifica dei lavori “trascurati” e delle professioni per cui sembra non esserci alcun candidato.

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I lavori che in Italia nessuno vuole fare

C’è la crisi ma ci sono anche alcuni lavori che nessuno vuole fare. Spesso si preferisce provare ad orientare i propri sforzi alla ricerca di professioni che potrebbero offrire carriere brillanti e remunerazioni molto alte e, in attesa di avere l’occasione della vita, ci si dedica spesso a lavori altrettanto faticosi, spesso meno retribuiti e abbastanza generici da poter essere svolti senza una specifica competenza personale. Si parla spesso di lavoro e dei mestieri che in Italia nessuno, o quasi, vuole fare. Nel nostro paese infatti, mancherebbero colf, baby sitter, badanti, venditori ambulanti, operai specializzati, artigiani edili. Mestieri che dal 2008 al 2017 sono passati da 1,7 milioni a 2,4 milioni secondo i dati riferiti dalla Fondazione Moressa su dati Istat. Lavori che scomparirebbero senza gli stranieri. Nonostante ad oggi le figure più promettenti per il futuro siano collegate alla tecnologia, il web, ingegneri e marketing, i mestieri relativi all’artigianato sembrano destinati a sopravvivere, anzi saranno tra le più cercate del prossimo decennio se abbinate alla tecnologia e la manualità.

Ad oggi questi mestieri sembrano dimenticati da una generazione che ufficialmente è molto più attratta dai lavori social meno faticoso fisicamente e più improntato all’apparire, fotografia di un mondo che cambia faccia con tutte le polemiche che ci si porta dietro. Tuttavia, come insegna la storia, con l’avvento della tecnica la società si trasforma e molti lavori, considerati indispensabili per decenni, tendono a scomparire. Secondo Chiara Tronchin, ricercatrice della Fondazione Moressa, il tasso di occupazione degli stranieri dalla crisi iniziata nel 2008 fino ad oggi è sempre stato superiore rispetto a quello degli italiani, un caso dovuto “alla normativa sull’immigrazione e alla forte quota di italiani inattivi, soprattutto donne e al Sud”.

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Basti pensare che 7 colf su 10 sono straniere, molte arrivano dall’est. Si tratta di una figura letteralmente snobbata dagli italiani se non in rari casi. Gli italiani hanno il primato nei ruoli tecnici, docenti, contabili, informatici ma per la figura di venditore ambulante fa a gara con gli stranieri. Nel dettaglio nella top ten dei lavori svolti praticamente solo da stranieri ci sono i domestici con il 69,1%, seguito da badanti al 59,6% e venditori ambulanti al 46,8%. In lizza anche i braccianti agricoli (31,6%) e gli operai edili (30,4%). Ci sono anche gli addetti alle pulizie alberghi (27,4%) e addetti non qualificati alle merci (26%). Chiudono i custodi, addetti alla ristorazione e falegnami. Parlando di percentuali, i lavoratori stranieri sono il 30,4% tra gli operai edili, 32% tra i braccianti agricoli e 69% tra i collaboratori domestici.

Tutti mestieri che i giovani non vogliono più fare e portano il discorso nell’ottica della crescita. Purtroppo per i restringimenti previsti per gli immigrati sono diminuite. Ma le famiglie e gli anziani italiani certe figure professionali le richiedono molto. Comprendere il proprio territorio ed  orientare la propria formazione e la propria ricerca di occupazione verso quelle arti e mestieri che anche nella nostra Provincia nessuno sembra più voler svolgere ci potrebbe permettere di avere in un tempo minore un ruolo professionale riconosciuto e ben pagato. Una scelta coraggiosa che potrebbe consentirci di cercare occupazione in un mercato privo di concorrenza.

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