Evasione fiscale e lavoro nero
In Italia, si sa, quello del lavoro nero e della conseguente evasione fiscale rappresenta uno dei problemi maggiori per il corretto andamento dell’economia. Le stime effettuate dall’INPS e riportate per voce del presidente Tito Boeri, parlano infatti di somme pari o superiori agli 11 miliardi che, ogni anno, vengono persi dalle casse statali per evasione fiscale. Questi dati, che vengono definiti allarmanti, riguardano soprattutto lavoratori completamente in nero, e potrebbero sicuramente crescere se si facesse il punto anche sullo svolgimento di un gran numero di professioni non dichiarate.
La denuncia è stata effettuata durante la presentazione della Banca Dati dell’Istituto sugli Appalti: si tratta di informazioni molto preoccupanti che evidenziano come l’evasione interessi circa il 7% di tutti i contributi INPS. Dal punto di vista pratico, un ammanco di versamenti pari a 11 miliardi corrisponde a somme salariali complessive che per poco non raggiungono i 30 miliardi di euro. Inutile sottolineare che recuperare tali ammanchi è molto difficile, soprattutto nei brevi tempi.
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L’importanza della Banca Dati sugli Appalti
La possibilità di riconoscere la grave inadempienza da parte di personale che lavora a nero è stata resa possibile dalla realizzazione della Banca Dati sugli Appalti. Questa, infatti, permetterà di controllare al meglio i diversi lavoratori che, sempre di più, vengono impiegati in settori particolari. Si tratta soprattutto di quei profili professionali che si trovano al limite tra legalità e illegalità a causa di forme di dumping contrattuale sempre più spinte ed evidenti. Anche se la piattaforma è stata presentata da poco, ha già permesso di effettuare una prima mappatura, potendo in tal modo controllare tutto quello che succede nel mondo degli appalti pubblici.
Naturalmente questo è solo un primo passo verso forme sempre più importanti di lotta all’evasione fiscale. Nello specifico questa piattaforma permetterà intanto di monitorare costantemente tutti gli appalti, assicurando la massima attenzione contro forme falsificate di contratti. Non di rado, infatti, contratti registrati come part-time, nella realtà prevedono rapporti lavorativi a tempo pieno. Il corretto funzionamento della Banca Dati, quindi, garantirebbe un apporto non indifferente alle finanze pubbliche.
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L’importanza della vigilanza documentale
Per contrastare il lavoro nero diventa fondamentale un controllo continuo e serrato. Per questo motivo la vigilanza documentale rappresenterà un elemento basilare per assicurare il recupero di contributi non versati. Ad oggi, ad esempio, a seguito di accertamenti e controlli, è stato possibile recuperare circa 0.7 miliardi risalenti a contributi non versati nel 2015. Tuttavia, l’ammanco è chiaramente molto maggiore e per poter recuperare tutta la base contributiva il lavoro da svolgere non sarà di poco conto.
Inoltre, come sottolinea Boeri, al momento si sta parlando solo di lavoro dipendente relativo ad aziende vincitrici di appalti pubblici. E tuttavia sono molti altri i settori in cui il lavoro nero viene regolarmente praticato: purtroppo i tempi necessari per gli accertamenti e le successive riscossioni sono ancora molto lunghi. Al momento si può avere però la certezza di un buon punto di partenza.
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