Fino a pochi giorni fa nessuno sapeva chi fosse Giorgio Bianchi. Ma ora la guerra in Ucraina lo sta facendo conoscere al pubblico televisivo italiano. Bianchi è un giornalista free lance che da anni ha scelto di andare a vivere nel Donbass per seguire da vicino la guerra. Considerato un filo-russo, il reporter è stato ospite insieme alla compagna del più seguito talk show russo: Soloviev Live, condotto dall’omonimo giornalista Vladimir Soloviev, considerato amico intimo di Putin. Giovanni Floris a Dimartedì mostra alcuni spezzoni di quell’intervista. Ed è polemica.
“Vi voglio far vedere che non siamo solo noi che guardiamo alla Russia con grande attenzione. Ma anche la Russia guarda a noi con grande attenzione”, dichiara Floris per presentare il servizio girato da una inviata di Dimartedì a Mosca. “Nel talk show russo Soloviev live hanno intervistato un italiano”, spiega la voce della giornalista mentre si vede il conduttore accogliere il suo ospite pronunciando un italiano quasi perfetto: “Buonasera Giorgio come stai?”.
La stessa voce narrante del servizio spiega che Giorgio Bianchi è un giornalista free lance che lavora nel Donbass “e presenta così l’informazione nel nostro Paese”. Bianchi spiega infatti a Soloviev che “In Italia si dice che in Russia non c’è libertà di stampa. Ma in Italia non esiste un giornale di opposizione al governo. I canali tv sono quasi tutti controllati dagli oligarchi italiani. Le persone che sono esperte di questo conflitto non vengono fatte parlare”.
Per quanto riguarda invece la politica italiana, il conduttore del programma Soloviev pensa che il premier italiano Mario Draghi sia “uno dell’alta finanza che è sotto il controllo dell’Unione europea e degli americani”. Mentre per Bianchi “in Italia c’è una sorta di governatorato militare per conto della Nato”. La sua opinione sul ministro degli Esteri Luigi Di Maio è che “ci ha coperti tutti di vergogna dicendo che Putin è meno di un animale. Prima di fare il ministro vendeva le bibite allo stadio. Un bibitaro”. “Si è vero, è quello che vende da bere, giusto. E non ci deve tornare in Russia”, chiosa allora Soloviev.
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