Per il direttore dell’FBI, TikTok, l’app più famosa del mondo, può essere manipolata e controllata dal Partito comunista cinese, “come qualsiasi società che ha sede in Cina”.
Democratici e repubblicani stavolta sono compatti. Il fondatore dell’azienda titolare di TikTok, ByteDance, dice di mettersi a disposizione per dimostrare che i timori sono infondati e per farlo accetterebbe di preservare in Texas i server con i dati di tutti gli utenti statunitensi, pur trattandosi di uno sforzo economico e logistico “senza precedenti”.
TikTok è una minaccia alla sicurezza nazionale degli Stati Uniti. A ribadirlo è Chris Wray, direttore dell’Fbi, che davanti alla commissione per la sicurezza interna alla Camera ha descritto il social network come un’arma nelle mani della Cina.
Con quell’applicazione, la Cina può avere accesso ai dati di milioni di utenti e comprometterne i dispositivi.
Così Wray alla commissione: “Secondo la legge cinese le aziende sono tenute essenzialmente a fare tutto ciò che il governo vuole che facciano in termini di condivisione delle informazioni e questo rappresenta un motivo sufficiente per essere estremamente preoccupati”.
La replica di TikTok è arrivata dalla portavoce dell’azienda ByteDance negli Usa, Brooke Oberwetter: “Come ha specificato il direttore Wray nelle sue osservazioni il contributo dell’FBI è considerato parte delle nostre attività in corso. Sebbene non possiamo commentare i dettagli di quelle discussioni riservate, siamo fiduciosi di essere sulla buona strada per soddisfare pienamente tutte le ragionevoli preoccupazioni degli Stati Uniti sulla sicurezza nazionale”.
In cosa consiste la buona volontà dell’azienda è spiegato in termini ufficiosi: alla base del negoziato c’è la salvaguardia dei dati sensibili degli utenti. Washington chiede anzitutto che l’app non trasferisca le informazioni in Cina, ma le lasci dentro i confini statunitensi.
Per questo dal governo Biden è stato chiesto a ByteDance di vendere la propria controllata a una società americana. L’altra alternativa proposta dal governo democratico, più verosimile, è quella di rimanere sotto la società madre, ma lasciando gestire i dati a Oracle che ha sede a Austin, in Texas.
Su tale richiesta era già intervenuto il ceo di TikTok, Shou Zi Chew: “Il Project Texas è estremamente difficile e costoso da costruire, uno sforzo senza precedenti. Nessuna azienda ha tentato di farlo. Sono molto fiducioso che attraverso discussioni dettagliate troveremo una soluzione che affronti adeguatamente i problemi di sicurezza nazionale”.
Al momento, però, ciò che manca davvero è un accordo siglato dalle controparti.