Roberto Saviano protagonista della puntata di Piazzapulita di giovedì 28 ottobre. Lo scrittore napoletano discute con il conduttore Corrado Formigli di diversi temi. Saviano se la prende con Matteo Renzi, tra i responsabili a suo dire della bocciatura del Ddl Zan in Senato. Ma, soprattutto, l’autore di Gomorra punta il dito contro Giorgia Meloni che, secondo lui, sarebbe leader di una destra ancora troppo legata all’estremismo.
“Abbiamo raccontato nelle ultime puntate questa inchiesta insieme a Fanpage sulle scorie neofasciste nei partiti sovranisti italiani. Quindi Lega e Fratelli d’Italia. C’è qualcosa che ti ha impressionato e che ti colpisce di più di quell’inchiesta?”, domanda il conduttore al suo ospite. “Quella è la destra in cui è cresciuta la Meloni. Quella è la destra in cui gli uomini della Meloni si sono formati. Non sono affatto figure contrarie. La Meloni sta cercando di pulire il suo linguaggio. Sta cercando di promuoversi come non è, sta cercando di risultare simpatica alla destra imprenditrice che preferisce i liberali a questo tipo di reazionari”, replica deciso Saviano.
“Quindi l’inchiesta Lobby nera non mi ha particolarmente sconvolto. Mi ha stupito la loro superficialità nel farsi così facilmente beccare”, dichiara lo scrittore. “Io penso invee che lei faccia fatica a liberarsene. Penso che la Meloni abbia fatto un percorso di allontanamento da quelle radici che tu ricordavi. Ma non riesce a liberarsi di un pezzo di quel partito”, chiosa Formigli. “Capisco che dal tuo punto di vista sia un pezzo che in qualche modo lei ha superato. – riprende allora il filo del discorso Saviano – Ma io non ne sono convinto. Guarda i dirigenti. Guarda la scelta delle figure. Non è vero che è così”, sentenzia in modo lapidario.
Come nel caso della Campania e della Calabria, “non è vero che ha scelto nuove persone”, ribadisce ancora l’autore di Gomorra. “Ha cambiato comunicazione, personale, ma non è riuscita a ripulire”, aggiunge ancora Saviano che a supporto della sua tesi ricorda la vicenda del giornalista Enzo Palmesano, “licenziato da un clan locale su ordine di un boss. Palmesano riuscì a far stilare un documento importantissimo ad Alleanza Nazionale durante la svolta di Fiuggi. Cioè, chiedere scusa per le leggi razziali. Ma poi fu completamente isolato”, conclude.
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