Hong Kong è una delle città più moderne e sviluppate al mondo, ma nasconde una realtà agghiacciante: le cosiddette “case bara”. Questi alloggi, dalle dimensioni estremamente ridotte, sono situati in grandi edifici residenziali ad alta densità e rappresentano un triste simbolo della crisi abitativa che affligge la metropoli.
Le “case bara” sono abitazioni talmente piccole da offrire solo uno spazio sufficiente per sdraiarsi. Con una superficie di appena 1,5 metri quadrati, questi loculi abitativi sono simili a gabbie da criceti. In una città dove i prezzi degli immobili sono tra i più alti al mondo, con costi che raggiungono i 20mila dollari al metro quadro, molte persone non possono permettersi altro. Attualmente, si stima che oltre 220.000 persone vivano in questi spazi angusti e indegni.
Il costo della dignità
I residenti delle “case bara” sono principalmente lavoratori che, con stipendi tra i 1.000 e i 1.700 euro al mese, non possono permettersi alloggi più decenti. Nonostante la loro natura spesso abusiva, questi alloggi rappresentano l’unica soluzione per molti. Le famiglie a basso reddito sono costrette a vivere in monolocali di 30 metri quadrati, suddivisi in tre mini appartamenti di 10 metri quadrati ciascuno. Questi spazi, comparabili a celle carcerarie, sono abitati da nuclei familiari di quattro o più persone nel 10% dei casi.
Prezzi esorbitanti per alloggi miseri
Per vivere in queste condizioni, le famiglie pagano circa 700 euro al mese, oltre la metà del loro stipendio medio. Esistono anche le “case sgabuzzino” da 3,5 metri quadrati, che costano 450 euro al mese. Tuttavia, il culmine dell’indecenza è rappresentato dalle “case bara”: scatole di legno o metallo da 1,5 metri quadrati, affittate per 350 euro al mese. Qui, i residenti possono solo sdraiarsi, condividendo bagni e cucine con altri inquilini.
Sistemi abitativi inumani
Le “case bara” sono una rappresentazione tangibile di un inferno quotidiano. La vita in questi loculi è resa ancora più difficile dalla mancanza di spazio per i beni personali e dall’assenza di privacy. Chi vive in queste condizioni spesso appende i vestiti a ganci metallici sulle pareti e, nei casi più fortunati, può permettersi una piccola televisione ai piedi del letto.
La situazione abitativa di Hong Kong evidenzia una disumanità che richiede interventi urgenti. Mentre le proteste contro gli allevamenti intensivi di animali sono giustamente in aumento, sembra che poco venga fatto per evitare l’allevamento intensivo di esseri umani in queste condizioni inaccettabili. È tempo che la comunità internazionale e le autorità locali affrontino questa crisi abitativa con soluzioni concrete, restituendo dignità e speranza a chi vive in queste condizioni disperate.