I fringe benefit sono “un’altra tredicesima detassata” che consentiranno agli italiani di pagare le bollette energetiche. La pensa così il presidente del Consiglio Giorgia Meloni. Ma non tutti gli addetti ai lavori sono d’accordo con lei. Anzi. Secondo gli esperti infatti, la nuova misura che si estinguerà già il 12 gennaio 2023, avrà un impatto vicino allo zero sulle tasche dei cittadini.
Ad una settimana dall’approvazione del decreto Aiuti-quater, che ha innalzato da 600 a 3mila euro il tetto delle retribuzioni detassate che le imprese erogano ai lavoratori, partono i primi avvisi. Chi avrà interesse a farlo, ha due settimane di tempo per ricaricare le piattaforme welfare, di cui beneficiano due milioni e mezzo di lavoratori, un sesto degli italiani attivi nel mondo del lavoro.
Secondo i primi sondaggi svolti sul territorio, però, sembra proprio che saranno pochissime le aziende coinvolte e ancora di meno i soldi in arrivo. Per prima cosa bisogna tenere conto che le grandi aziende, quelle che di solito utilizzano di più questi strumenti integrativi, hanno già chiuso i loro budget per il 2022 e pianificato tutte le spese che dovranno sostenere per il personale. Quindi è molto difficile che decidano di apportare altre modifiche in questi giorni.
Molti dei possibili beneficiari, inoltre, essendo giunti a poco più di un mese dalla fine dell’anno, hanno esaurito o quasi i loro crediti welfare. Il nuovo decreto del governo Meloni ha alzato ulteriormente il tetto dei fringe benefit detassati. Ma già qualche mese fa il precedente governo guidato da Mario Draghi lo aveva alzato da 258 euro fino a 600. In agosto, poi, l’esecutivo aveva incluso anche le utenze domestiche di acqua, luce e gas tra i fringe benefit. Ma le aziende fino a questo momento sembrano abbastanza scettiche.
“I fringe non ci convincono molto. – ha dichiarato qualche giorno fa il presidente di Confindustria, Carlo Bonomi – Primo perché la platea che ne fruisce è molto ridotta, secondo perché si sposta la palla nel campo delle imprese. Alcune li potranno erogare, altre solo in parte, altre ancora no perché non sono nelle condizioni di farlo”. Per ora tra le grandi aziende solo Intesa- San Paolo ha usufruito di questa misura anticipando una somma una tantum di 500 euro allo scopo di “consentire l’inclusione della somma entro il limite dei fringe benefit innalzato dal governo”.
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