Gli esponenti della maggioranza lo chiamano, non senza malumore, Metodo Rocco. Hanno provato a spiegarlo, e giustificarlo, in tutti i modi. Ma di fatto il modus operandi di Casalino, l’ex Grande Fratello diventato onnipotente gestore della comunicazione grillina, è facile da riassumere, una volta visto all’opera: avanti per la propria strada, sempre e comunque, pronto a sparare a zero su tutto e tutti e sicuro di non dover pagare mai dazio per quelle uscite a vuoto, innumerevoli, che mettono in imbarazzo un governo e di riflesso una nazione intera.
Rocco è lo stesso, d’altronde, del dito medio in chat per commentare le decisioni prese dal governo francese. Delle lamentele per il Ferragosto saltato dopo la tragedia del crollo del ponte Morandi a Genova, quando inviava un messaggio alla stampa chiedendo di non essere stressato, vista la già dolorosa rinuncia alla festività a causa delle drammatiche circostanze. Quello che dichiarava guerra ai tecnici del Mef sul reddito di cittadinanza: “Se non escono i soldi, tutto il 2019 sarà dedicato a far fuori quei pezzi di me***”.Un Casalino dal doppio volto, che si rifugia dietro il diritto alla privacy quando si trova attaccato per le sue dichiarazioni offensive, senza giustificazione. E fa invece la voce grossa se si sente forte, arrivando a rivolgersi a un giornalista del Foglio con l’arroganza di chi non ha nulla da temere: “Adesso che Il Foglio chiude, che fai? Mi dici a che serve Il Foglio? Perché esiste?”. Una cascata di gaffe, uno stillicidio. Al quale Rocco replica sostenendo di fare scelte semantiche precise, di essere avverso per natura al “politically correct”.
Parole a caso, a cercare di rattoppare un buco che si è trasformato col passare delle settimane in una voragine. Impensabile che il vertice della comunicazione del partito più votato alle ultime elezioni sia un personaggio così inadatto, uno che in un’ormai datata intervista a Le Iene parlava di “odore dei poveri”, sostenendo che certe individui possono anche farsi 10 docce al giorno ma “continuano ad avere un odore agrodolce, cattivo. Lo senti”. Conte prenda subito in mano la situazione. Di uno così, francamente, l’Italia non sente davvero il bisogno.