Doveva esserci una separazione netta, sulla carta, tra quell’Aula dove Conte ha pronunciato il discorso più lungo nella storia della Repubblica italiana (un’ora e mezza per presentare il programma del nuovo governo giallorosso e chiedere la fiducia) e la piazza, poco distante, dove Giorgia Meloni e Matteo Salvini hanno trascinato i loro sostenitori per mostrare subito i muscoli al neonato esecutivo, con qualche polemica per i purtroppo immancabili saluti romani a fare di nuovo capolino tra i manifestanti.
E invece il confine tra questi due mondi è venuto presto a cadere. Le opposizioni di destra, infatti, hanno presto trasformato in Parlamento in una curva da stadio, interrompendo a più riprese il premier Conte con cori proprio mentre quest’ultimo parlava di ordine e rigore, chiedendo alle forze politiche di mettere da parte rancori e risse per dare spazio alle esigenze delle famiglie italiane.
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“Poltrone, poltrone” uno degli slogan più gettonati, con tanto di esponenti di Fratelli d’Italia e della Lega che hanno trasformato di colpo i banchi in legno in tamburi, percuotendoli a ritmo per scandire meglio i loro messaggi. Ripresi e invitati alla calma in più occasione, hanno ripetuto la scena cambiando il contenuto: “Elezioni, elezioni”.
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Le critiche mosse in passato da Conte alla destra populista, accusata di non avere senso delle istituzioni, sono parse più attuali che mai. Non bastasse, a scatenare le polemiche un altro passaggio: determinati come non mai a interrompere il premier durante alcuni passaggi chiave, gli esponenti di Fdi e Lega si sono invece dimenticati di sottolineare con applausi convinti la richiesta di solidarietà alle ministre Bellanova e De Micheli, vittime nelle scorse ore di odiosi insulti sessisti. Evidentemente, la difesa delle donne non è tra le priorità dell’opposizione.
L’inno di Mameli tra i saluti romani: questa la destra in piazza con Salvini e Meloni