Una crisi senza precedenti, che sta facendo emergere in tutta la sua inevitabile trasparenza la vera natura dei politici che ci rappresentano. A partire, in particolar modo, da Matteo Salvini e dagli altri esponenti della Lega, quelli che fino a qualche giorno fa, agli inizi dell’emergenza coronavirus, gonfiavano il petto dicendosi pronti a un governo di unità nazionale per affrontare al meglio la situazione. Alle loro condizioni, ovviamente, ovvero senza più l’odiato premier Giuseppe Conte tra i piedi, così da prepararsi a riportare l’Italia al voto alla prima finestra utile.
Sfumata l’ipotesi di un esecutivo che li vedesse di colpo nuovamente protagonisti, i leghisti hanno presto dimenticato i proclami all’unità e al buonsenso. Ora la strategia del Carroccio è la seguente: ogni volta che il governo presenta un decreto, i vari Zaia, Fontana e compagnia ne chiedono immediatamente un altro, ritenendo insufficiente quanto fatto dall’esecutivo. L’esempio nelle ultime ore: Conte presenta il piano per trasformare l’Italia intera in un’unica zona rossa, Salvini nel giro di poche ore rilancia chiedendo ancor più limitazioni, come il blocco totale di ogni negozio che svolge attività non considerata fondamentale.
Un atteggiamento politico inqualificabile, un giocare a rimpiattino sulla pelle della gente in attesa di essere premiati dagli sviluppi futuri della crisi. Che il Paese andrà incontro a grandi difficoltà dal punto di vista economico è d’altronde ormai chiaro. E allora meglio sparare sempre più in alto del governo così da poter dire, quando il virus sarà alle spalle e arriverà il momento della conta dei danni, “ve l’avevamo detto”. Il fine, ovviamente, sempre il solito: riconquistare quelle stanze del potere perse maldestramente un’estate fa, quando le pandemie non erano nemmeno ipotizzabili e il mojito scorreva a fiumi intorno al Capitano in vacanza.
Pur di andare avanti nella loro strategia, la Lega ha cambiato più volte orientamento, potendo contare sulla confusione generale del Paese che faceva passare inosservate le giravolte di partito. Prima l’imperativo era salvare il salvabile per non mandare sul lastrico le famiglie italiane, evitando misure troppo dure. Ora, pur di attaccare Conte, gli esponenti del Carroccio chiedono al premier più coraggio: chiusura degli esercizi commerciali non essenziali, chiusura del trasporto pubblico locale e di tutte le attività imprenditoriali che, senza troppi danni, possono essere fermate. A spalleggiare Salvini, i governatori leghisti del nord: lo spot peggiore per chi fino a ieri parlava di autonomia.
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