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L’email sta morendo, anzi no… forse

Nata nel lontanissmo 1971 come sistema di comunicazione digitale, l’email, in futuro, potrebbe perdere sempre più terreno a causa della poca attrattiva nei confronti dei giovanissimi di oggi.

email busta

Sapeva tanto di ritorno al passato la dichiarazione fatta, a novembre 2011, da Thierry Breton, amministratore delegato di Atos, un colosso mondiale dei servizi informatici, con la quale dichiarava che aveva smesso di usare la posta elettronica da tre anni e che si aspettava che tutti i dipendenti Atos smettessero di dialogare via email e riprendessero le buone abitudini di parlarsi, di persona o al telefono, al limite di inviarsi brevi messaggi o utilizzare i software di collaborazione aziendale. Non sappiamo se i dipendenti Atos gli abbiano dato retta, la cosa sicura è che, con l’avvento degli smartphone, l’ansia da “check-mail” è diventata una patologia.

In realtà l’email la davano per spacciata già nel “mitologico” 2009: un blog post comparso sul Wall Street Journal prevedeva laconico “The email is dead”, l’email è morta. Intanto, secondo un report di Radicati Group, tra un anno il mercato dell’email marketing varrà 23,5 miliardi di dollari.

email marketingE parliamo del sistema di comunicazione digitale più vecchio, implementato da Ray Tomlinson nel 1971, più di 45 anni fa, ossia quando i Pink Floyd suonavano dal vivo a Pompei. Sempre secondo il rapporto di Radicati Group, gli utilizzatori della posta elettronica potrebbero sfiorare quota 3 miliardi nel 2019, un terzo della popolazione mondiale. La percentuale di crescita degli account di posta rimarrebbe costante al 6/7% dal 2016 al 2019 e così la percentuale di crescita degli utilizzatori (+3%) nello stesso periodo.

Un sistema di comunicazione poco attrattivo per i giovanissimi

Il numero di mail circolanti nel 2015, sempre secondo Radicati, è stato di circa 205 miliardi al giorno, che dovrebbero diventare 246 miliardi nel 2019. Pochi, però, se rapportati al 37% di incremento degli utilizzatori di internet in 5 anni. Significa che non tutti gli utilizzatori di internet hanno una casella di posta elettronica. Secondo una ricerca eseguita in Francia nel 2011 – sei anni fa, un’era geologica per la tecnologia – solo l’11% dei francesi di età compresa tra gli 11 e i 19 anni (i millenials) usano la posta elettronica come sistema di comunicazione.

Un possibile scenario nel 2020

email smartphoneNel 2020 sarà ancora presto per celebrare il funerale della posta elettronica ma, a quella data, alcune tendenze saranno ancora più chiare. L’89% dei ragazzi francesi che avevano 19 anni nel 2011 e che hanno risposto al sondaggio, nel 2020 avranno 28 anni e presumibilmente saranno entrati nel mondo del lavoro: siamo sicuri che useranno la posta elettronica per comunicazioni ufficiali? E, evidentemente, lo stesso discorso si può ipotizzare per chi nel 2020 sarà in età di laurea, ovvero tutti i ragazzi nati alla fine degli anni 90.

in Cina messaggistica batte email

Se poi pensiamo all’enorme platea di utilizzatori della Cina le cose sul futuro della comunicazione privata diventano ancora più chiare: basti pensare che nel gigante asiatico l’uso della posta elettronica è naturalmente scoraggiato da alcuni fenomeni già evidenti, tra questi l’enorme successo di WeChat, il sistema di messaggistica di proprietà di Tencent, il colosso cinese che, grazie anche all’altro sistema di messaggistica QQ, gestisce praticamente tutta la comunicazione digitale del Paese.

Nel Paese asiatico le nuove generazioni non comunicano via mail ma usano sistemi molto più veloci e diretti. E una certa tradizione culturale a concludere gli affari di persona con una stretta di mano non fa che confermare che di indirizzi di posta elettronica non c’è bisogno.

Le nuove generazioni, inoltre, avranno più dimestichezza con un dispositivo mobile e con memorie in cloud, ambienti non ideali per un sistema di posta elettronica.

Si prevedono tempi duri per le email?

Fonte originale principale: businessinsider.com

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