Un accordo che al momento sembra soddisfare entrambe le parti, quello raggiunto per la ripresa delle messe, terreno sul quale nei giorni scorsi si era consumato lo scontro tra il governo giallorosso e diversi esponenti cattolici a seguito dell’inizio della Fase 2, che inizialmente non prevedeva questa possibilità. E che, però, ha fatto registrare un voto quantomeno bizzarro in Aula: sì perché a tirarsi indietro, dopo settimane di intensa polemica, sono stati proprio quei partiti sovranisti che avevano approfittato della querelle religiosa per andare all’attacco dell’esecutivo guidato da Giuseppe Conte.
La Camera ha infatti approvato proprio in queste ore l’emendamento che darà il via libera al ritorno in chiesa, pur nel rispetto delle norme di sicurezza dettate dalla crisi sanitaria. Un’intesa che ha soddisfatto la Cei, che ha sottolineato lo spirito costruttivo nato con gli esponenti della maggioranza. E che però non è stato votato proprio dalla Lega di Matteo Salvini e da Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni, che pure sembravano avere particolarmente a cuore la vicenda.
Gli unici due partiti che si sono astenuti sono stati proprio quelli dell’opposizione sovranista: d
urante il dibattito la Lega, per bocca di Alessandro Pagano, e FdI hanno criticato questa soluzione perché non prevedeva una data certa per la ripresa delle funzioni religiose, proponendo i soliti emendamenti che a loro dire avrebbero sbloccato l’empasse. Il tutto nonostante, invece, la soddisfazione degli esponenti del mondo cattolico. Ma come, verrebbe da pensare, non era proprio Matteo Salvini quello che a Pasqua, con i numeri di contagi e decessi ancora alti, voleva trascinare in piazza i fedeli a Roma per manifestare tutto il proprio dissenso contro la politica delle chiese chiuse voluta da Conte? O forse non era altro che l’ennesimo pretesto per attaccare il governo sempre e comunque, come ormai da mesi a questa parte? Ai fedeli l’ardua sentenza.
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