Sul caso della morte di Stefano Cucchi la giustizia italiana ha emesso finalmente una sentenza definitiva, a 13 anni dai fatti. I due carabinieri giudicati colpevoli di omicidio preterintenzionale, Alessio Di Bernardo e Raffaele D’Alessandro, si sono già costituiti e dovranno ora scontare una pena di 12 anni. Ma l’ex senatore Carlo Giovanardi non cambia idea di una virgola neanche di fronte a questa sentenza.
“Uno dei problemi dell’Italia è che tutti parlano di cose che non conoscono. – dichiara Giovanardi intervistato da nextquotidiano – Io mi sono occupato di questa vicenda dall’inizio. Quello che ho sempre detto è esattamente quello che la Cassazione penale nel processo contro i medici ha certificato con sentenza passato in giudicato, secondo cui Cucchi è morto a causa dei medici che non l’hanno curato”, ribadisce la sua posizione.
“Ci sono stati due processi – spiega Giovanardi – uno contro i medici, e uno contro i carabinieri. Per 17 volte il povero Stefano è stato ricoverato al Pronto soccorso per lesioni causate dagli spacciatori perché non li pagava. L’ultima volta 15 giorni prima dell’arresto, quando l’hanno trovato per terra, pestato, davanti al San Camillo. Sul caso Cucchi ci sono due sentenze: una, quella di ieri, che attribuisce la responsabilità ai carabinieri, l’altra che attribuisce la responsabilità ai medici che non l’hanno curato, sostenendo che sarebbe bastato un bicchiere d’acqua per salvarlo. Da cittadino e da parlamentare mi chiedo come sia possibile un sistema giudiziario che certifichi in Cassazione due verità, una che dice il rovescio dell’altra. È un problema grande del nostro ordinamento”.
“Ma di cosa devo chiedere scusa a Ilaria Cucchi? – Giovanardi se la prende con la sorella di Stefano – Lo sa che, quando i tre agenti di custodia furono assolti in Cassazione, la famiglia Cucchi disse che erano stati loro i responsabili della morte di Stefano, mentre io li ho sempre difesi perché li ritenevo innocenti. Se i carabinieri, quando Cucchi si è rivoltato per colpire un carabiniere, gli hanno dato una spinta e un calcio, era assolutamente giusto che venissero condannati per la spinta e il calcio. Quando però una sentenza di Cassazione mi dice che non c’è relazione tra spinta e calcio e la morte, perché la morte dipende dai medici che non l’hanno curato, io dico che i carabinieri devono essere condannati. Ma faccio notare che le sentenze sono contrastanti. Il problema è anche dell’informazione che informa tutti di queste sentenze e non scrive una riga sull’altra”, conclude.
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