Abbiamo imparato tutti, chi più e chi meno volentieri, quei versi immortali scritti da Giacomo Leopardi quando siamo stati seduti sui banchi di scuola. L’Ermo Colle del poeta è entrato, in un modo o nell’altro, nelle vite di ogni italiano, oltre a trasformarsi col tempo in luogo di pellegrinaggio intorno al quale le Marche hanno costruito una fetta consistente del proprio turismo. Ora, però, c’è il rischio che quel paesaggio scolpito nelle nostre teste prima dai versi e poi dalle immagini venga di colpo trasformato dall’arrivo di una discarica. Un’ipotesi che ha, ovviamente, scatenato già polemiche feroci.
L’ex sindaco di Recanati Fabio Corvatta ha già parlato di “ignoranza e becero calcolo economico”, dopo aver già sfidato in passato l’Enel contestando l’installazione di tralicci nell’area. Ora, in qualità di presidente del Centro studi leopardiani, si troverà ad affrontare un altro progetto che rischia di spazzare via l’immagine che il poeta ha impresso nella memoria collettiva: la più grande discarica del Maceratese, 450 mila metri cubi di immondizia in arrivo da tutta la provincia con un traffico di 300 camion e 80 ecoballe al giorno nel cuore di uno dei paesaggi più famosi d’Italia.
La notizia del progetto, tenuta segreta il più possibile, è venuta a galla nel corso dell’estate quando è stato reso noto il nuovo piano per la gestione dei rifiuti della Provincia. All’interno del documento sono ipotizzati un’ottantina di luoghi per la nascita della discarica, che dovrebbe essere pronta per il 2021: quasi un sito su tre di quelli individuati è a ridosso delle zone care a Leopardi. Immediata la nascita di un comitato per il no, con oltre mille iscritti in pochissimo tempo, seguita da una petizione online e da un’interrogazione in Parlamento.
Tra le voci che si sono levate in queste ore, Repubblica ha ospitato quella della contessa Olimpia, discendente del fratello di Giacomo Leopardi: “S’immagini cosa avrebbe pensato un amante del bello come Giacomo. Se c’è un poeta italiano legato al suo territorio, quello è Leopardi. Qui non basta più la tutela del Fai: ci vuole un vincolo assoluto, farne un sito protetto dall’Unesco. Perché con quest’assurdità della discarica finiremo per attirarci gli strali del mondo”.
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