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“Non obbediamo”. L’esercito si rivolta contro Salvini, è crisi

Una crisi mai vista prima, una situazione inedita e che fa particolarmente male a quel Matteo Salvini sempre pronto a sfoggiare le sue divise e ora costretto a fare i conti con la rivolta dei vertici militari, infuriati per quello che considerano “un’ingerenza” nei loro confronti, “roba da regime”. Un retroscena rivelato dall’Adnkronos che ha spiegato come la gocce che ha fatto traboccare il vaso sia stata la circolare sui migranti firmata dal vicepremier e inviata non solo ai vertici delle forze dell’ordine, su cui Salvini ha una diretta competenza, ma anche ai piani alti dell’esercito, sconfinando in un settore che spetterebbe al ministero della Difesa.

Parole durissime, quelle usate dallo Stato Maggiore per definire il comportamento del vicepremier. Che, da par suo, tira dritta come ha sempre fatto in questi mesi di governo. Al Quirinale non si è parlato della delicata situazione. Ma come scrive l’Huffington Post, Conte e Mattarella, che si sono da poco incontrati, sono consapevoli di essere di fronte a uno “scontro istituzionale grave.” E del quale c’erano però già le premesse.Perché, questo il punto, è almeno da metà marzo che Salvini, con la prima direttiva in materia sul controllo delle frontiere marittime e il contrasto all’immigrazione clandestina, ha “scippato” i poteri del ministro Trenta invadendo il campo della Difesa. E ora ha aggiornato il testo, rendendo quella misura di “chiusura del mare” in acque territoriali anche per le Ong operativa “costantemente” e non di volta in volta, come nella precedente versione. Una “misura-limite”, sul filo del rispetto delle norme internazionali.Il Capo dello Stato ha scelto la prudenza, per evitare di gettare altra benzina sul fuoco. Ma lo scenario che si materializza dopo l’ennesimo pasticcio gialloverde è quello di un governo che vive ormai di esigenze comunicative, mettendo in secondo piano tutto il resto. Salvini ha bisogno di far vedere chi comanda, Di Maio deve rispondere colpo su colpo per non perdere terreno. Il piano dei Cinque Stelle è così setacciare il testo voluto dalla Lega per cercare eventuali errori, così da renderlo inefficace. Le crisi, di questi tempi, si risolvono così. Senza atti ufficiali, con colpi di scena continui. Come a teatro.

“Dopo gli sgombri, dove mandiamo i rom?”. E Salvini tace. E tace. E tace…

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