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L’esplosione del deposito Eni e il ritardo di IT-ALERT

L’esplosione al deposito Eni e il funzionamento di IT-alert: perché l’allarme è arrivato in ritardo
Per la prima volta dopo oltre un anno di sperimentazioni, IT-alert è stato messo alla prova in un contesto reale di emergenza. Il sistema di allerta della Protezione Civile è stato attivato in seguito all’esplosione verificatasi presso il deposito Eni di Calenzano, a pochi chilometri da Firenze. L’incidente, avvenuto intorno alle 10:20, ha generato una colonna di fumo visibile a distanza. Tuttavia, il messaggio d’allerta sugli smartphone nell’area coinvolta è stato inviato solo alle 11:25, circa un’ora dopo. Questo lasso di tempo permette ora di analizzare meglio il funzionamento di IT-alert e cosa aspettarsi nelle prossime attivazioni del sistema.

Il contesto dell’incidente
Il deposito di Eni a Calenzano rientra tra gli impianti regolati dalla direttiva Seveso, normativa europea che mira a prevenire i rischi legati agli stabilimenti industriali ad alto pericolo. Questa direttiva prende il nome dal disastro avvenuto a Seveso nel luglio del 1976.

Attualmente, IT-alert non è attivo per tutte le tipologie di emergenze, ma solo per quattro specifici scenari di rischio, tra cui quello degli “incidenti rilevanti in stabilimenti industriali”. Questa categoria comprende proprio gli impianti citati nella direttiva Seveso. Di conseguenza, l’incidente di stamattina rientrava pienamente tra i casi previsti per l’attivazione del sistema. In futuro, IT-alert sarà esteso anche ad altre situazioni di emergenza.

Il processo di attivazione
L’avvio di IT-alert parte dalla prefettura, che invia la richiesta alla Protezione Civile per notificare tutti gli smartphone situati in un’area definita. Nel caso specifico, la copertura ha interessato i dispositivi entro un raggio di 3 chilometri dal luogo dell’incidente. La Protezione Civile ha precisato che IT-alert non è progettato per essere l’unico strumento di comunicazione durante un’emergenza. Anche quando sarà pienamente operativo, le prime informazioni di allarme saranno fornite dalle autorità locali, come i comuni.

Le particolarità del primo test operativo
Rispetto alle esercitazioni precedenti, questa prima applicazione pratica di IT-alert ha rivelato un aspetto interessante: il messaggio non è stato inviato una sola volta. Dalle 11:25, il sistema ha diffuso una serie di notifiche in un’area di 5 chilometri attorno al deposito. Tutti gli smartphone presenti in questa zona hanno ricevuto l’avviso.

Una particolarità è che si è creata una sorta di “cupola digitale”: il messaggio è rimasto attivo nell’area delimitata, e chiunque entrasse entro il raggio di 5 chilometri dal luogo dell’incidente riceveva la notifica. Questo meccanismo è noto tecnicamente come “messaggio in aria”. IT-alert è stato disattivato solo intorno alle 16:00, quando è stato confermato che i rischi legati alla nube tossica sollevata dall’esplosione erano ormai cessati.

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