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Torna a casa Letta: “Dopo 5 anni riprendo la tessera del Pd”. E subito sferza Renzi…

Il Pd formato Zingaretti piace molto agli “ex”. Alcuni rientri clamorosi certificano che per alcuni dirigenti esisteva un solo problema: Matteo Renzi. Non era un fatto di partito, di politiche messe in campo, dunque. Era un fatto personale. Renzi non c’è più, Zingaretti si prende il partito e Romano Prodi ed Enrico Letta tornano a casa. Prodi, in un’intervista al Corriere della Sera, parla di “riscossa” e dice di sentirsi “quasi a casa”. Letta, in un’intervista alla Repubblica, annuncia la volontà, dopo 5 anni, di riprendere la tessera del partito.

Romano Prodi riparte dalla metafora della tenda, e dice che la sua “si è già molto riavvicinata”, ma non annuncia di voler riprendere la tessera del Pd. Chiede che segua “una linea di apertura e di inclusione”. Si dice “soddisfatto” delle primarie dem. “Tra le persone che votavano ai gazebo ho avvertito la rinascita di uno spirito antico. Una riscossa psicologica inaspettata”.

E ancora: “Ritenevo che un’affluenza importante fosse indispensabile per dare forza al candidato vincente. E un’affluenza importante c’è stata. Le primarie sono la più grande manifestazione di democrazia nel nostro Paese, non i giochini calati dall’alto sulle piattaforme digitali. Un milione per me era già un grande traguardo. Non si possono fare paragoni con le altre primarie. Questi numeri contano perché servono a chiudere con il passato e, allo stesso tempo, danno la possibilità di aprire un nuovo capitolo”.

Le aspettative su Nicola Zingaretti sono altissime, anche per il Professore, perché “il Pd è il più grande partito veramente nazionale che, in quanto tale, ha la possibilità di unificare l’Italia. Io credo che ora non si debbano più commettere i vecchi errori. Il Pd, ancor più con il voto di domenica, si conferma come la forza maggioritaria del riformismo in Italia. Ma solo le coalizioni possono aspirare al governo. Serve una forza larga che guardi al centro e a sinistra”.

E siccome il non detto è sempre Matteo Renzi, alla domanda sul renzismo, Prodi replica che “può benissimo essere inclusivo anche Renzi”. Enrico Letta fa invece quel passo decisivo per il ritorno a casa. È “sereno” e riprenderà la tessera del Pd dopo 5 anni, ma conferma la sua vita extraparlamentare. Alla Repubblica si dice convinto che si sia aperta una fase davvero nuova: “Il valore di queste primarie è doppio, perché sono state uno straordinario successo di partecipazione nonostante una campagna che non è stata al centro del dibattito politico”.

“Il momento è grave. Di fronte a un Movimento 5 stelle in liquefazione e al rischio di un governo Salvini è scattata l’insurrezione. I gialloverdi hanno dimostrato di non avere un progetto bensì solo l’arroganza del potere”. Nelle mani di Nicola Zingaretti c’è un’opportunità. “Al Pd è stata concessa una occasione vera. Gli è stato chiesto di salvare il Paese, non di esercitarsi in tatticismi di piccolo cabotaggio”.

Per Letta se cade il Governo si deve votare, il Pd non può fare da stampella ad altre maggioranze. “Sarebbe sbagliato, non servono scorciatoie. Il Pd deve avere come bussola l’indisponibilità a qualunque operazione di trasformismo in Parlamento. L’obiettivo è arrivare a elezioni anticipate il più presto possibile. Qualsiasi altra operazione sarebbe di breve respiro e non sarebbe capita. La connessione sentimentale si ricrea parlando al Paese, non agli altri partiti. Zingaretti metta in campo una opposizione credibile, ciò che è mancato in questi mesi”.

“Il Pd non deve più essere il partito antipatico”. Dove per “antipatico” di deve leggere Matteo Renzi. E sul grande rivale, dice: “Le prime parole di Renzi sono state intelligenti e incoraggianti. Mi è sembrato costruttivo. E se lo dico io…”.

 

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