Non solo il senatore dem Mino Taricco, il primo a dichiarare apertamente – dall’interno del Pd – che non voterà gli articoli 1 e 4 del Ddl Zan -, adesso il partito guidato da Enrico Letta perde altri pezzi, e la conta sul voto in Aula comincia a mettere davvero paura. C’è chi maligna ipotizzando che il Ddl Zan possa essere l’occasione buona per fare lo sgambettone proprio al neosegretario e liberarsi di lui, dopo i diversi flop inanellati dal Pd sotto la sua gestione. Non ultimo il sorpasso della Meloni e il crollo nei sondaggi. Inoltre, in molti rimproverano a Letta il fatto che nel governo il Pd non stia toccando palla, e che Draghi dia più retta a Salvini che a lui. (Continua a leggere dopo la foto)
Il senatore Taricco ha spiegato di avere votato la calendarizzazione in aula di questo disegno di legge, ma di non avere alcuna intenzione di votarlo poi a scatola chiusa: ok una legge per proteggere dall’odio e dalla violenza omofobica, ma quell’articolo 1 sull’identità di genere, e quell’articolo 4 sulla libertà di espressione non gli piacciono proprio. E sono dello stesso avviso tanti suoi compagni di partito che pian piano stanno uscendo allo scoperto. Altri, invece, lo faranno direttamente al momento del voto. E questa è proprio la grande paura di Letta. (Continua a leggere dopo la foto)
Il clima di tensione nel Pd è alle stelle, basti pensare alle dichiarazioni di una dirigente Pd di Civitavecchia che si è rivolta così al renziano Ivan Scalfarotto: “A frocione di merda”. La signora ha poi chiesto scusa, sostenendo che il suo fosse solo uno sfottò, ma Letta non ha voluto rischiare e ha subito espulso dal partito la dirigente. Come commenta Bechis su Il Tempo, “il rischio, intestardendosi, è che perfino i suoi, nel segreto dell’urna, Zan-Zan lo facciano all’ingenuo segretario” Letta. (Continua a leggere dopo la foto)
Insomma, ormai tutti lo sanno che nel Pd la situazione potrebbe deflagrare proprio in base a come andrà il foto sullo Zan. Letta è alle strette, già preoccupato di perdere il posto in base all’esito delle amministrative (dove il Pd rischia di perdere Roma e altre grandi città), ora deve anche districarsi tra gli agguati interni, perché qualcuno che voterà contro c’è sicuramente anche tra i suoi. Ma questa è la solita storia del Pd, nulla di nuovo sotto il sole.
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