Più che per la sua presidenza del consiglio (assai breve) e per il suo trascorso politico, Letta il giovane è passato alla storia per quell’ormai celebre “Enrico stai sereno” pronunciato dall’arcinemico Matteo Renzi. Ma la storia adesso può essere invertita, e se è vero che la vendetta è un piatto che va consumato freddo, qualcosa sta finalmente per accadere. “Renzi stai sereno”, perché Letta sta per tornare protagonista. Le 48 ore chieste da Enrico per “riflettere” sull’opportunità di accettare o meno il ruolo di segretario del Pd possono legittimamente essere lette sostanzialmente come un sì e, al tempo stesso, come un ragionevole tempo per valutare e, in qualche modo, creare le condizioni.
Come spiega De Angelis su HuffingtonPost, “il punto critico, e che presumibilmente è anche l’oggetto di questa riflessione, non è il valore della persona, la sua capacità, l’autorevolezza né il largo consenso interno su cui può contare. È la riformabilità del partito e la possibilità di intaccare, o meglio cambiare, o meglio ancora stravolgere, i meccanismi di fondo che hanno portato il segretario uscente a dimettersi ‘vergognandosi’ di un partito che conosce solo l’autoreferenzialità del potere, affidato al gioco delle correnti”.
La crisi è profonda, tale da richiedere un mutamento radicale non solo di equilibri, ma di mentalità. “Il nodo non sciolto riguarda il congresso. Chi lo chiede, i cosiddetti ex renziani, da Delrio a Nardella, ha in mente uno schema che porta, il prossimo anno quando si spera che la pandemia sia finita, alla candidatura di Stefano Bonaccini, con l’idea di avere, prima delle politiche, un nuovo segretario e una nuova maggioranza che faccia le liste elettorali. Chi, come Dario Franceschini e Nicola Zingaretti, insomma l’attuale maggioranza, immagina di arrivare con Letta al 2023, ha l’idea opposta, che è sì un modo per blindare Letta come segretario con pieni poteri, e non come un re travicello che traghetta verso il congresso, ma anche per blindare se stessa, sulle liste e sul proprio potere di condizionamento del nuovo corso”.
Sembra che questa sia anche la condizione posta da Letta per accettare, e uno dei motivi per cui si sia preso due giorni, in modo da valutare l’intensità delle reazioni e i margini di “unitarietà” che il suo nome produce, tenendo conto che anche tra gli ex renziani ci sono sensibilità diverse. Ma la strategia è pronta, e tra 48 ore Letta tornerà in sella.
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