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L’Europa tifa per la “maggioranza Ursula”: Pd, M5S e Berlusconi a sostegno di Draghi

Nel vortice che ha travolto la politica italiana con la crisi di governo prima, e il mandato conferito a Mario Draghi poi, a prendere la parola per la prima volta è stato il presidente del Parlamento Europeo David Sassoli, che ha chiesto al M5s di mantenere l’alleanza con il Pd e sostenere il governo dell’ex presidente della Bce. Un appello in linea con quello che Giuseppe Conte ha a sua volta pronunciato fuori da Palazzo Chigi, nel tentativo di cementare di nuovo le forze giallorosse come accaduto nel 2019, quando si formò la “maggioranza Ursula” intorno all’elezione della nuova presidente della Commissione Europea. Con Forza Italia, ma senza la Lega.

Uno scenario, quello disegnato da Sassoli, che fa segnare già l’adesione, in prospettiva, di dieci eurodeputati Cinque Stelle senza una “casa politica” a Bruxelles. “Dopo i tanti sforzi fatti e l’autorevolezza guadagnata in Europa penso che anche il Movimento 5stelle non rinuncerà a contribuire a sostenere l’impegno del presidente incaricato Mario Draghi” ha detto Sassoli. “Sono certo che la responsabilità prevarrà e le osservazioni del presidente della Repubblica saranno tenute nel debito conto dalle forze politiche europeiste. Una stagione elettorale e di instabilità politica sarebbe disastrosa per gli italiani”.Il legame fra Italia e Unione Europea è tornato nel binario giusto ed è fondamentale venga rafforzato con il contributo della forza politica di maggioranza relativa in Parlamento. Ci aspettano tante battaglie, per combattere il disagio sociale, per una economia sostenibile, per l’equità e l’uso del Recovery. Non possiamo permetterci di sprecare le opportunità che ci vengono offerte per operare un forte cambiamento”.
Una presa di posizione che arriva da uno degli esponenti Pd storicamente più aperto al Movimento Cinque Stelle. Dovese andare in porto l’operazione della “maggioranza Ursula”, la base del governo Draghi nascerebbe con lo stesso dna del Conte II: nel 2009 Forza Italia, parte del Ppe, votò per la nomina di von der Leyen alla presidenza della Commissione Ue. Una radice europeista che taglierebbe dunque fuori Salvini e la Meloni, che d’altronde hanno già avanzato perplessità sull’ipotesi di sostegno a Draghi. L’ultima parola spetterà però ora all’ex presidente della Bce.

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