Mentre continua la bagarre intorno al Recovery Fund, festeggiato dalla maggioranza giallorossa come un prezioso obiettivo raggiunto e osteggiato da una Lega che cerca a tutti i costi altri terreni di scontro col governo, c’è anche chi trova tutto sommato positivi gli strumenti di controllo che l’Europa avrà a disposizione. Tra questi Alberto Brambilla, presidente del centro ricerche Itinerari Previdenziali nonché in passato sottosegretario al Lavoro con i governi Berlusconi e consigliere economico della Lega.
Proprio mentre il Carroccio continua con l’opposizione sempre e comunque, Brambilla ha spiegato alle pagine dell’Huffington Post: “Se l’Europa darà un’occhiata su come lìItalia spenderà i 209 miliardi del Recovery Fund non sarei scontento. Anzi, mi sentirei più tranquillo. Negli ultimi 20 anni le politiche populiste di spesa pubblica, a destra come a sinistra, non hanno funzionato. Purtroppo, abbiamo dimostrato di non saper spendere bene i soldi. Le faccio solo un esempio: dal 2008 a oggi la spesa assistenziale è aumentata di parecchio ma contemporaneamente è cresciuto anche il numero di persone in povertà assoluta”.
“Spendiamo ogni anno il 57% delle entrate totali per la spesa sociale, quindi si tratta di cifre importanti – ha aggiunto Brambilla – Sicuramente sono soldi che non sempre vengono spesi bene ma è anche vero che la politica gioca molto spesso in maniera scorretta e propagandistica nei confronti dei cittadini. C’è sempre una gara fra i partiti a chi vuole spender di più e che ingenera negli elettori la convinzione che lo Stato non li tuteli e li assista abbastanza”.“Gli italiani pensano che gli sia tutto dovuto, che i soldi ci siano e che possiamo continuare a sperperare. Una convinzione bestiale per un paese che ha quasi 2500 miliardi di debito pubblico, un macigno che ipoteca le prossime generazioni. Così come è insensato per la maggioranza degli italiani lamentarsi delle tasse. Dai dati viene fuori che una percentuale bassa degli italiani si fa carico del peso fiscale: il 37% della popolazione paga circa il 93% delle imposte dirette. Queste cose andrebbero spiegate bene a tutti, servirebbe un piano di informazione economica, ma in Italia non si studia neanche l’educazione civica”.
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