Giancarlo Galan, ex ministro e governatore del Veneto, una figura centrale dello scandalo Mose che ha scosso l’Italia dieci anni fa, racconta al Corriere della Sera la sua vita attuale, segnata da rinunce e difficoltà. Dopo aver patteggiato una pena di 2 anni e 10 mesi per corruzione e visto confiscati 2,6 milioni di euro, Galan vive ora in una modesta casa di caccia ereditata dal nonno, in una condizione di sostanziale indigenza.
L’ex politico descrive la sua situazione attuale con toni di grande rassegnazione: vive grazie all’aiuto degli altri e ha perso quasi tutte le sue passioni, a eccezione di momenti di disperazione in cui ha contemplato il suicidio: “Ci ho pensato molto spesso, anche alle modalità. In carcere ero arrivato ad affilare la latta di una scatoletta di tonno, una lama perfetta. Brutti pensieri, li ho fatti anche guardando questi alberi, cercavo il ramo che potesse reggermi… Purtroppo ho perso ogni passione: la lettura, la pesca… A trattenermi dall’irreparabile sono stati pochi amici e mia figlia Margherita”. La sua famiglia è disgregata; la moglie vive altrove con la figlia e lui si limita a visitare la casa per prendersi cura degli uccelli rimasti.
Galan racconta anche delle estreme difficoltà finanziarie: “Sono stato condannato dalla Corte dei Conti a pagare 5 milioni per danno d’immagine alla Regione, fino a che non saldo non posso avere carte di credito e conti correnti perché mi tolgono sistematicamente tutto. Sono costretto a vivere in nero. Avevo provato ad aprire un conto in Lituania e dopo venti giorni l’ho dovuto chiudere. Poi in Austria e mi hanno detto che non si può fare perché sono una “persona esposta politicamente”. Per intenderci: ho dato via la mia barca da 300 mila euro al prezzo di un motore, su ebay ho venduto tutti i vini della mia favolosa cantina, se vado a pranzo con qualcuno sono costretto a farmi offrire oppure scelgo i menù a prezzo fisso… sono quasi dieci anni che non mi compro una camicia, un pantalone, questo è rammendato. Quando giro in macchina sto attento a non superare gli 80 per non consumare troppa benzina. Così sono ridotto”.
Nell’intervista, l’ex ministro ricorda anche il rapporto con Silvio Berlusconi, descrivendosi non come un fedele soldatino, ma come un uomo che ha mentito per proteggere l’ex premier durante il processo Ruby, pur riconoscendo l’importanza di Berlusconi nella sua vita. Perché l’ha fatto? “Perché era Berlusconi, l’uomo che mi aveva cambiato la vita, che mi aveva reso felice facendomi guadagnare una barca di soldi nell’ambiente più bello del mondo. Perché era la persona più eccezionale che avessi avuto la fortuna di conoscere e frequentare. Ancor oggi non provo rancore nei suoi confronti”.