“Ad aver ucciso mia mamma e reso in fin di vita il papà è stata mia sorella Diletta”, questa l’accusa terribile che Chiara Miatello fa alla sorella 51enne, sospettata per l’omicidio della madre e il tentato omicidio del padre a San Martino di Lupari, in provincia di Padova, scoperto ieri mattina.
Diletta Miatello, 51 anni, era senza lavoro da diversi anni, dopo avere dismesso la divisa della polizia locale nel 2009. È stata fermata ieri notte, dopo essersi resa irreperibile, quando i militari dell’Arma sono riusciti a rintracciarla a bordo della sua Panda rossa a Romano d’Ezzelino.
Diletta è divorziata e suo figlio è stato affidato all’ex marito. Cercava spesso aiuto sui social per trovare un lavoro e chiedeva spesso soldi alla mamma, Maria Angela Sarto, di 84 anni, e al papà, Giorgio, di 89 anni.
La situazione difficile potrebbe averla motivata a compiere l’omicidio, forse il rifiuto di darle del denaro.
La madre è stata massacrata dalle coltellate, è stata ritrovata nel suo letto con la testa fracassata e il corpo pieno di ferite. Il padre è stato lasciato agonizzante al piano di sotto, con un trauma cranico.
È stata la sorella Chiara a chiamare i soccorsi, ma le dinamiche della sua presenza non sono state ancora ricostruite. È rimasta in casa fino al primo pomeriggio, a pochi metri dal corpo ormai privo di vita della madre.
Diletta Miatello per oltre 20 anni ha lavorato come vigile urbano ad Asolo e prima ancora a Cassola, dove ha conosciuto e poi sposato un collega.
La coppia ha avuto un figlio, ma la donna ha cominciato a dare segni di squilibrio, per cui hanno deciso di separarsi e il bambino è stato affidato al marito.
Dopo le dimissioni dalla polizia locale, che sono state date senza preavviso, per cui un mese di stipendio è stato restituito, per alcuni mesi Diletta ha lavorato come barista ed è poi tornata a vivere dai genitori, a San Martino di Lupari.
I vicini raccontano che “Le avevano comprato un appartamento ma lei non ha mai voluto andare ad abitarci. Ha preferito tornare qui, viveva proprio nella casetta accanto alla loro. Si sentivano di quelle baruffe ogni tanto, lei chiedeva sempre soldi. Più di qualche volta abbiamo visto arrivare i carabinieri per sedare le liti e capitava che lei venisse portata via in ambulanza. Ma non era seguita da nessuna struttura”.
Ipotizzato il movente, tutto da dimostrare, le ricerche si stanno concentrando, ora, sull’arma del delitto: un coltello e forse anche un altro corpo contundente.