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Guerra in Libia, Macron e Merkel all’angolo: è l’ora dell’Italia. Cosa succede

La questione Libia si arricchisce di un nuovo capitolo, e stavolta vede l’Italia protagonista.  Federica Mogherini, sarà a Palermo in occasione del vertice sulla Libia che inizia lunedì. Bruxelles finora ha tenuto un profilo molto basso sull’iniziativa italiana, a causa del “derby” tra Italia e Francia per avere il primato sulla Libia. Qualsiasi fuga in avanti della stessa Mogherini, da questo punto di vista, avrebbe portato in un senso o nell’altro a reciproche accuse di “invasioni” di campo. Dopo il diniego di Macron e Merkel a partecipare al vertice di Palermo, unito al fatto che da Usa e Russia non arriveranno i tanto attesi “big” della politica, la presenza dell’alto rappresentante Ue appare come una boccata d’ossigeno per la diplomazia italiana.

Se dunque le istituzioni comunitarie danno il disco verde all’iniziativa di Palermo, è l’Europa in quanto continente invece che fatica a trovare unità. L’Italia negli ultimi giorni sulla sponda europea ha trovato più ostacoli che alleati. Non è passato in sordina l’improvviso forfait della Merkel: se da un lato è vero che la Germania in Libia ha un ruolo certamente più defilato di altri attori internazionali, dall’altro però è pur vero che la cancelliera tedesca è stata tra le prime a dare conferma della sua presenza in Sicilia.

Il diniego inaspettato è un segnale politico non indifferente e che, di certo, non ha aiutato l’Italia nel momento in cui era concreto il rischio flop della conferenza. La Francia invece sembra camminare su un doppio binario: da un lato muove le proprie pedine per cercare di boicottare Palermo, con Macron che rimarrà a Parigi lunedì, dall’altro però si farà rappresentare in Sicilia non certo da una seconda linea. Nel capoluogo siciliano infatti giorno 12 sarà presente il ministro degli esteri, Jean Yves Le Drien.

Bruxelles dà quindi il suo appoggio all’iniziativa di Roma, allineandosi con la posizione delle Nazioni Unite e del piano proposto pochi giorni fa dall’inviato Onu per la Libia, Ghassan Salamé. Francia e Germania invece appaiono più fredde verso l’evento organizzato dall’Italia, circostanza che ha avuto ed avrà la sua influenza sull’andamento del vertice. Un dualismo dunque che fa ben comprendere come, nel tirare le somme, quello europeo appare solo come un sostegno a metà.

La diplomazia italiana, però, sembra aver fatto breccia in nord Africa. E questo è un fatto più che positivo. Da un lato infatti Roma appare molto dinamica ed attiva con i vicini dirimpettai del Mediterraneo, dall’altro si garantisce la presenza a Palermo delle nazioni confinanti con la Libia (ci saranno Tunisia, Algeria e Egitto). Circostanza quest’ultima di fondamentale importanza per dare anche un barlume di speranza all’azione italiana.

L’Italia dunque si affida ad Usa e Russia. Da palazzo Chigi e dalla Farnesina sperano anche in un appoggio pubblico di Trump alla conferenza in risposta alle azioni francesi. Da Roma si fa affidamento anche all’Onu, visto che di fatto le Nazioni Unite hanno rigettato il progetto di Parigi di indire elezioni il prossimo 10 dicembre. In Libia, secondo i piani dell’inviato speciale Salamè, si voterà se tutto va bene nel 2019. E questa linea è anche quella dell’Italia, che punta dunque a sancire tale principio al termine della due giorni palermitana.

 

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