Flavio Briatore riscopre le caste, l’imbarazzante pensiero dell’imprenditore. Tira in ballo la Contessa di Pietrangeli, il Fatto quotidiano, per criticare l’ennesima uscita inopportuna di Briatore. Nel 1966, anno di uscita della canzone simbolo di una generazione, Briatore aveva 16 anni. I suoi genitori, entrambi insegnanti, volevano diventasse un avvocato, ma il cuneese fu bocciato. Trovò comunque la sua strada, anche con un bel pizzico abbondante di fortuna e qualche sentenza favorevole in Tribunale. Interessante come la sua vicenda personale strida fortemente con il suo pensiero. “L’altra settimana sono andato da un falegname e tutti i falegnami dell’officina avevano più di 50 anni, perché non avendo delle aziende che possono sopravvivere da sole. ai figli gli fanno fare altre cose, tipo mandiamoli a scuola, mandiamoli all’università. Noi ci ritroveremo tra 20 anni senza più falegnami, senza più muratori. Non ci sarà più gente che fa i controsoffitti”.
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La frase shock di Briatore, che riscopre le caste
L’imprenditore Flavio Briatore riscopre le caste. Tre bocciature, una alle elementari e due alle superiori. Non seguì la carriera dei genitori, ma si diplomò come geometra. Poi la fortuna imprenditoriale e la sentenza del Tribunale di Bergamo, che lo inserì nel “Gruppo di Milano”. “Associazione che agganciava personaggi facoltosi, li ingolosiva con affari solo promessi e belle donne molto disponibili e poi li portava a giocare – e a perdere molti soldi – in case private e bische clandestine a Milano e Bergamo e casinò in Jugoslavia e in Kenya”.
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Nel ragionamento del “manager” piemontese, si legge sul Fatto, non si capisce perché i figli dei falegnami o dei muratori debbano necessariamente seguire le loro stesse professioni. Ad esempio, Briatore è padre del dodicenne Nathan Falco. “Se ci sono così tante opportunità nella falegnameria, perché non orientarlo in quella direzione? In questo modo, il padre avrebbe anche il vantaggio di avere qualcuno in casa che potrebbe occuparsi della manutenzione dei controsoffitti”. Invece no, prevale il principio delle caste: i figli dei notai diventano notai, i figli dei laureati vanno all’università, quelli dei muratori lavorano in cantiere. Considerando la biografia di Briatore, non si può però rimproverargli di fare troppo affidamento sulle opportunità offerte da una buona istruzione. E nelle parole del geometra c’è almeno qualcosa di positivo: una sincerità inconsapevole. In Italia, paese con il più basso tasso di laureati d’Europa, non esiste l’ascensore sociale.
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