Nel 2020 fu messo in atto un vero e proprio blitz nel M5S per evitare l’elezione a capo politico di Alessandro Di Battista. A sganciare questa bomba sul Corriere della Sera è Enrica Sabatini, compagna di Davide Casaleggio e socia della piattaforma Rousseau. In pratica, secondo la versione della donna, il 5 luglio del 2020, durante una riunione tra i big pentastellati, si decise di bloccare la votazione che avrebbe potuto concludersi con la nomina di Di Battista.
“Se i contiani credessero davvero nella leadership di Conte, gli consiglierebbero di affrontare la situazione e non di fuggire. – attacca subito la Sabatini all’inizio dell’intervista – Evitare il voto dell’organo collegiale per paura che Giuseppe Conte non venga poi scelto come capo politico, rende lo stesso Conte un leader debole agli occhi di tutti. E se ottieni la leadership solo perché hai fatto in modo di essere l’unico a concorrere, è ovvio che la tua guida verrà sempre messa in discussione”.
Nel suo libro intitolato ‘Lady Rousseau’, in uscita il 22 febbraio, la compagna di Casaleggio parla delle candidature nel M5S. “Per la selezione dei candidati nelle liste proporzionali alle Politiche, nel 2018 venne creata una rete invisibile di referenti regionali che decisero, attraverso un potere discrezionale e illimitato, chi poteva candidarsi e chi no. – rivela la donna – Venne così creato un sistema arbitrario di valutazione delle candidature. Privo di standard oggettivi, viziato da interessi personali, non legittimato dalla comunità e, soprattutto, ignoto a tutti”.
Parlando di Di Battista, la Sabatini aggiunge che “venne esplicitamente dichiarato che il reale motivo per non votare il capo politico era la possibile elezione di Alessandro in quel ruolo. Una decina di persone al secondo mandato e neanche legittimate a prendere decisioni, stabilì di violare la carta fondativa del M5S. Perché fare la cosa giusta non era utile ai loro interessi. È un fatto incontrovertibile che il nuovo statuto, ora sospeso dal tribunale, volesse relegare la figura del garante (Beppe Grillo) alla periferia del Movimento”, conclude.
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