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La voce sul caso Lino Banfi è pesantissima: Giggino ha confuso Unicef e Unesco!

Gira una voce abbastanza insistente: Di Maio con Lino Banfi ha capito fischi per fiaschi. È infatti risaputo che Nonno Libero da anni è ambasciatore Unicef, occupandosi di assistenza ai bambini. L’Unesco, invece, ha come missione costruire la pace nel mondo attraverso la cooperazione internazionale nel campo dell’istruzione, delle scienze e della cultura. Ecco, forse Giggino ha fatto un po’ di confusione: aveva pensato di dare a Banfi un ruolo in Unicef e non all’Unesco. La controversia la rilancia anche Dagospia.

Lino Banfi è stato tra i primi vip a sposare la causa 5Stelle, esprimendo a più riprese ammirazione per Di Maio e andando persino a pranzo da lui come documentato tempo fa sui social. Giggino ha voluto ripagarlo, insomma, visto che negli ultimi tempi c’è una vera e propria diaspora tra i vip che appoggiarono il Movimento.

L’addio al Movimento, con tanto di pesanti critiche, è arrivato da Claudio Santamaria, Fiorella Mannoia, Sabrina Ferilli, Elio Germano, Michele Riondino… Resistono invece Orietta Berti, Celentano e, appunto, Lino Banfi che riceve pure l’ambigua nomina all’Unesco che però forse era Unicef. Nonno Libero è l’icona pop che serve ai 5Stelle. Pugliese doc e la Puglia s’è trasformata da punto di forza in tallone d’Achille per M5S in crisi di abbandono dopo le retromarce su Ilva, Tap e trivelle. Eppure il premier Conte è pugliese, Rocco Casalino è pugliese…

Rassicurante al massimo grado per certa Italia televisiva, come lo è stata Iva Zanicchi per il Cavaliere (sta berlusconeggiando Di Maio?), e affidabile per certa Italia profonda modello Padre Pio (“Ho sempre in tasca la sua immaginetta”, così come ce l’ha il premier Conte che è suo amico). Banfi incarna, ma ne fa anche la semplice parodia, l’antropologia democristiana tendente a destra e “io mi sono sempre dichiarato di centrodestra ma ho sempre preso calci in bocca dal centrodestra”.

E così, non è stato scelto a caso il buon Lino. Può servire, in questa fase guerrigliera alla Dibba, a un riequilibrio e a un’integrazione fatti di moderatismo nazional-popolare e di slang da paciosa provincia. Ed è un tenero anziano che parla agli elettori anziani mentre, come direbbe lui, i “raghezzi” – cioè i giovani – sembrano disamorarsi del verbo grillino. E qui c’è da notare il paradosso. Quello di un movimento che della retorica del nuovo, del cambiamento, del ricambio ha fatto il suo punto di forza e poi vira su Nonno Libero.

Nasce dalle difficoltà politiche M5S questa mossa comunicativa su Banfi. Però, da testimonial dell’Unicef per i vaccini, quando i 5Stelle non li volevano, ha funzionato l’ottimo Banfi. Che come cordone ombelicale con la “gente” ha il suo perché. Ma, appunto, parla a una certa Italia, che non è detto però sia superata visto che è in corso la moderna tendenza giallo-verde di rispolverare una fisionomia di Paese da domenica con i negozi chiusi, da vecchio assistenzialismo sudista e perfino da ritorno del flipper nei bar.

 

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