Una realtà ben diversa da quella raccontata dal governo. E decisamente più preoccupante. Nell’aprire il giro di audizioni sulla legge di bilancio, l’Istat ha fatto i conti in tasca al Paese, smentendo le stime dell’esecutivo gialloverde di queste settimane. Stando all’istituto di statistica, per conseguire l’obiettivo di crescita del Pil all’1,2% nel 2018 previsto dalla nota di aggiornamento al Def “in termini meccanici, sarebbe necessaria una variazione congiunturale del Pil pari al +0,4% nel quarto trimestre dell’anno in corso”.
Numeri considerevoli se si pensa che nell’ultimo trimestre la crescita è stata nulla e che l’istituto di statistica, come rimarcato nei giorni scorsi nella nota mensile sull’economia, ricorda che l’indicatore anticipatore “registra un’ulteriore flessione” prefigurando una persistente “una fase di debolezza del ciclo economico”. Anche per questo il presidente Istat Maurizio Franzini ha rimarcato che “un mutato scenario economico potrebbe influire sui saldi di finanza pubblica potrebbe influire sui saldi di finanza pubblica in modo marginale per il 2018 ma in misura più tangibile per gli anni successivi”.
Parole che non sono però arrivate con efficacia all’orecchio del governo che, per bocca di Luigi Di Maio, ha ribadito tutta la sua convinzione: “
Noi stiamo cercando di invertire la rotta il prima possibile. Condivido pienamente quello che ha detto il ministro Tria, che l’unico modo per rispettare tutti i parametri europei è fare una manovra suicida che poi porta alla recessione”.A criticare la manovra anche l’ufficio parlamentare di Bilancio, che in passato aveva già bocciato il quadro macroeconomico programmatico indicato dal governo nella nota di aggiornamento al Def. “Nelle valutazioni più recenti dell’Upb, che incorporano la manovra al suo valore facciale il deficit si posizionerebbe nel 2019 al 2,6% del Pil”.
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