Sergei Lavrov ha minacciato gli italiani. È questa la conclusione a cui arriva Lucio Caracciolo. Il direttore di Limes è ospite di Lilli Gruber durante l’ultima puntata di Otto e mezzo. La conduttrice gli chiede di esprimere il suo parere sull’intervista rilasciata dal ministro degli Esteri russo, Sergei Lavrov, a Zona Bianca, che tante polemiche sta scatenando. E Caracciolo non ha dubbi nell’affermare che quella pronunciata da Lavrov nei confronti dell’Italia e una “minaccia”.
“Abbiamo visto che Enrico Letta, ma tutto il Pd, dicono che in nome della libertà di stampa si lascia fare propaganda con la scusa del pluralismo. Chi oggi non farebbe un’intervista al ministro degli Esteri russo Lavrov Anche noi ci abbiamo provato. Tu che cosa pensi e nel merito cosa ti ha colpito di più di questa intervista?”, domanda Lilli Gruber a Lucio Caracciolo.
“Lavrov ha detto delle oscenità. E la cosa peggiore credo è che probabilmente le pensi. – replica il suo ospite – E quindi è un’intervista anche rivelatrice da un certo punto di vista. Poi però c’è tutto il resto. Cioè in un Paese libero ognuno intervista chi vuole e se ne assume la responsabilità. Se cominciamo con le liste di proscrizione entriamo in un altro tipo di regime che non ci appartiene”.
“L’importante è questa netta separazione che ci deve essere tra la politica e i media. – dichiara Lucio Caracciolo – Perché la politica può dire quello che vuole dei media e viceversa. Ma non si possono fare due mestieri in una volta. Siamo al razzismo più bieco, ma temo che Lavrov lo pensi. Nel senso che l’antisemitismo in generale, ma in particolare da quelle parti, non è proprio una novità storica”. Poi la Gruber gli chiede conto delle dichiarazioni sull’Italia, dalla quale la Russia sarebbe rimasta delusa. “Evidentemente sono una simpatica minaccia. Vogliamo chiamarla così? – chiosa senza peli sulla lingua lo storico – ‘Voi prima fate finta di stare con noi e poi al momento buono state contro di noi? E quindi aspettatevi delle conseguenze’. Credo che questo sia il sottotesto”, conclude la sua analisi Lucio Caracciolo.
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