Sale marino contaminato
È ormai risaputo che l’inquinamento da plastica, che colpisce gli oceani, finisce nella catena alimentare attraverso il pesce. La notizia è che sono state trovate tracce di questo materiale anche nel comune sale da cucina. Non si salva nessuno: studi condotti in Europa, Cina e Stati Uniti hanno rilevato la presenza di microparticelle di plastica nel sale marino che utilizziamo quotidianamente in cucina.
L’ultima indagine in ordine di tempo arriva a pochi giorni di distanza dall’analisi che aveva lanciato l’allarme riguardante la contaminazione da plastica dell’acqua potabile di tutto il mondo. I ricercatori delle università di New York at Fredonia e del Minnesota hanno rinvenuto la presenza di plastica nell’acqua, nella birra e nel sale marino. I risultati sono stati pubblicati in anteprima sul Guardian.
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L’inquinamento da plastica degli oceani
Il team di studiosi è certo che la causa principale dell’inquinamento da plastica sia da attribuire alle minuscole particelle di questo materiale che si trovano negli oggetti usa e getta, come le bottigliette di plastica, che finiscono nei mari e negli oceani e la cui biodegradazione resta comunque molto difficile. L’ONU riferisce che ogni anno vengono riversate negli oceani quasi 13 milioni di tonnellate di materie plastiche.
Come spiega Sherri Mason, professoressa a capo della ricerca presso l’universita di New York a Fredonia, la plastica è ormai onnipresente, dall’aria all’acqua, dal pesce alla birra. In base a quanto riferisce il Guardian, la Mason e i ricercatori della University of Minnesota con cui ha collaborato hanno analizzato le microparticelle di plastica contenute non solo nell’acqua potabile, ma anche nel sale comunemente usato in cucina e nella birra.
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Lo studio pubblicato sul Guardian
Nell’indagine sull’inquinamento da plastica riportata dal Guardian sono stati analizzati 12 diversi campioni di sale, tra cui 10 di sale marino comprati nei negozi. Gli scienziati sono arrivati a calcolare che ogni americano ingerisce in media 660 microparticelle di plastica all’anno. Il dato è stato ricavato ipotizzando un consumo giornaliero di sale di circa 2-3 grammi, ovvero quello raccomandato.
Si tratta certamente di una sottostima, in quanto, secondo i dati riferiti dalle autorità sanitarie statunitensi, gli americani consumano più sale di quello raccomandato, pertanto il livello di plastica ingerita potrebbe essere di molto superiore. Anche se non sappiamo ancora quali siano gli effetti della plastica sul corpo umano, un suo considerevole aumento nell’ambiente costituisce un rischio per la nostra salute sin dal grembo materno.
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I risultati degli studi precedenti
Uno studio realizzato nei mesi scorsi da università inglesi, francesi e malesi aveva ottenuto gli stessi risultati, mostrando che, su 17 tipi di sale diffusi in otto Paesi diversi, soltanto uno si era rivelato privo di plastica. Un risultato simile era stato riscontrato nel 2015 in Cina, dove vennero trovate fino a 600 particelle di plastica per chilogrammo in 15 marchi di sale da tavola venduto nei supermercati.
L’inquinamento da plastica è una cosa seria, un disastro ambientale che si riversa sulle nostre tavole. Il quadro è davvero molto preoccupante visto che, anche se si dovesse sospendere lo sversamento dei rifiuti nell’ambiente, la quantità di microplastiche presenti nei mari e negli oceani continuerebbe a crescere per via della frammentazione di quelli già presenti. Ripulire l’intero ecosistema dalle microplastiche rimane una delle più grandi sfide dell’industria alimentare.