La riforma del tetto al contante, che nelle intenzioni del governo Meloni doveva essere alzato fino a 5mila euro, sparisce dal decreto legge Aiuti quater. Eppure sembrava che Palazzo Chigi fosse deciso ad approvare questa misura al più presto possibile. Secondo quanto si apprende, sarebbe stato decisivo l’intervento di Sergio Mattarella. Il presidente della Repubblica contesta i requisiti dell’urgenza che giustificano l’uso di un decreto. E allora la norma sul tetto al contante verrà inserita molto probabilmente nella legge di bilancio che verrà approvata nelle prossime settimane. Una mezza sconfitta per il leader della Lega Matteo Salvini.
Lo stop alla riforma del tetto del contante nel ddl Aiuti quater arriva nel pomeriggio di mercoledì 16 novembre. L’obiezione posta dal Quirinale a Palazzo Chigi è, come appena accennato, il fatto che non ci sarebbero i requisiti di necessità e urgenza che ne giustificano l’inserimento in un decreto. Il governo non protesta contro la decisione di Mattarella e la norma viene immediatamente stralciata dal provvedimento.
“Non c’è urgenza, si farà in manovra. – gettano acqua sul fuoco dal governo Meloni – Non c’è stato assolutamente disappunto per il messaggio di Mattarella. La mancanza dei requisiti della necessità e dell’urgenza si spiega con il fatto che la riforma del tetto al contante fino a 5mila euro scatterà dall’1 gennaio del 2023. Come del resto era già stato scritto nel testo approvato la scorsa settimana dal Consiglio dei ministri.
Nonostante lo stop di Mattarella, la linea del governo dunque non cambia sul tetto al contante. “Abbiamo scelto di alzarlo a 5mila euro, l’avevamo nel programma e la scelta che è stata fatta è di allinearsi alla media europea”, aveva dichiarato il presidente del Consiglio. Ciò non toglie che il governo abbia commesso un errore a forzare la mano sul provvedimento. Forse hanno pesato le pressioni di Matteo Salvini.
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