Un governo capace di ricompattare l’Europa intera, schierata decisa contro l’Italia. Una situazione che si è aggravata col passare delle settimane scandite da un alternarsi costante di trattative surreali, vittimismo, richieste di solidarietà rimaste inascoltate. I gialloverdi vestono ormai i panni di Calimero, scrive in un’analisi feroce Luciano Capone sulle pagine de Il Foglio, lamentandosi di torti e ingiustizie e sentendosi sempre maltrattati ingiustamente dal mondo esterno.
Un bel cambio di prospettive, per quello che un tempo era un esecutivo battagliero che non risparmiava attacchi al veleno e si diceva pronto ad andare avanti per la sua strada sempre e comunque. Il ministro Savona diceva fino a qualche mese fa: “La Banca d’Italia mi ha insegnato ad essere pronto ad affrontare non la normalità, ma il famoso cigno nero, lo shock straordinario”. Poi lo spread è salito alle stelle, l’Europa ha mostrato i muscoli e il cigno è diventato un “pulcino nero”.Ecco, allora, lo stesso Savona oggi, completamente trasformato in un’intervista al Sole 24 Ore:
“L’Italia vuole dialogare. Sta agli altri dimostrare che vogliono occuparsi seriamente del futuro dell’Unione europea”. Il problema, scrive il Foglio, è che dialogare con l’Italia è oggi difficile, avviene su basi surreali. “Da un lato non si conoscono le proposte dell’Italia sugli argomenti in agenda in Europa (Unione bancaria, riforma dell’Esm, budget europeo) e dall’altro Savona si lamenta del fatto che nessuno risponda al suo progetto di trasformazione dell’Eurozona che prevede la riforma della Bce in modo che monetizzi i deficit dei singoli stati, una proposta di cui nessuno in Europa discute e che nessuno intende mettere all’ordine del giorno”. “Questa incomunicabilità, questo senso di inadeguatezza e l’arma retorica del vittimismo sono evidenti anche nella partita con la Commissione sulla manovra. Dopo mesi di petto in fuori e “lo spread ce lo mangiamo a colazione”, il governo ha iniziato a mostrare evidenti segnali di paura modificando due volte una manovra che doveva essere blindata”. Di Maio e Salvini, insomma, sono molto meno forti di quanto ci hanno fatto credere, in questi mesi, a parole. E l’Europa intera pare essersene accorta.
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