Gli investimenti privati frenati da un’economi mondiale che stenta, dallo stop and go sulle politiche fiscali, dal caro spread che rende più selettivi i finanziamenti da parte delle banche e dall’incertezza politica. Quelli pubblici, in parallelo, spolpati da anni di politiche di rigore e zavorrate dalla solita inefficiente burocrazia. L’Italia risulta ultima in Europa anche alla voce investimenti, ha certificato Bruxelles nel suo ultimo rapporto sull’economia dei 27, e tutti i numeri non fanno che dare ragione all’Europa.
“Aumenta la spesa e cala la fiducia delle imprese” denuncia attraverso le pagine de La Stampa Confindustria, che per quest’anno prevede un ulteriore crollo degli investimenti privati nell’ordine del 2,5% in netta controtendenza rispetto agli ultimi anni dopo il +5,6% fatto segnare nel 2016, il +8% del 2017 e ancora il +4,9% dell’ anno passato. A partire dalle infrastrutture anche quelli pubblici non vanno meglio: anche questi sono in calo. Non solo, ma negli ultimi anni “a consuntivo si sono costantemente attestati al di sotto delle cifre indicate nella legge di bilancio”.
Basti pensare che solo tra il 2016 e il 2107, secondo l’ ultimo rapporto previsionale di Confindustria, nel passaggio tra Nota di aggiornamento di settembre, legge di bilancio e quindi bilancio consuntivo si sono persi per strada 4/5 miliardi di euro, con la spesa che è scesa da 37 a 32/33 miliardi di euro.
Per il 2019 il governo gialloverde si era impegnato a fare di più, a fare meglio, mettendo in conto con la nuova legge di Bilancio 3,5 miliardi di maggiori investimenti. Poi però col maxiemendamento questo aumento è sceso a quota 550 milioni, e poi alla fine, come hanno denunciato i costruttori dell’ Ance, il saldo è diventato addirittura negativo ed anziché aumentare la spesa ha subito un taglio di miliardo. E a farne le spese sono state innanzitutto Anas e Fs, ovvero le due principali stazioni appaltanti del Paese.
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