Nessuna sorpresa rispetto alle ultime previsioni: la Commissione Europea conferma una crescita per l’Italia del +0,1% nel 2019 e del +0,7% nel 2020. Un Paese che non si trova in recessione, quindi, ma che viaggia decisamente col freno a mano tirato rispetto agli altri. I dati, resi pubblici a Bruxelles il 10 luglio, contengono come indicatori solo il Pil e l’inflazione. Si tratta infatti di “stime intermedie” che vengono diffuse due volte l’anno.
I dati sono stati resi noti nel corso della conferenza stampa del commissario Ue all’economia Pierre Moscovici. Ma alcuni numeri erano stati già anticipati dal vicepresidente della Commissione Valdis Dombrovskis. Il politico lettone ha confermato la crescita economica diffusa, ma con ampie differenze. Se l’Italia resta fanalino di coda, poco sopra la stagnazione, la crescita dell’Eurozona si attesta intorno al +1,2% per il 2019 e al +1,4% per il 2020.
La crescita dell’Italia nel 2019 è “marginale” dicono da Bruxelles. E, nonostante la “ripresa moderata” del 2020, “non ci si attende che l’attività economica rimbalzi significativamente prima della fine dell’anno. I rischi alla crescita restano pronunciati, specialmente nel 2020, quando le politiche di bilancio affrontano particolari sfide”. Nelle nuove previsioni economiche della Commissione europea, è Malta in cima alla lista dei Paesi in crescita: nel 2019 (+5,3%), seguita da Ungheria e Polonia (+4,4%), e dall’Irlanda (+4%). In fondo alla classifica, ma prima dell’Italia, c’è la Germania (+0,5%), che però nel 2020 recupererà, crescendo del +1,4%.
“Dopo la perdita di posti di lavoro nella seconda metà del 2018, l’occupazione è salita marginalmente nei primi cinque mesi del 2019 e la disoccupazione è scesa sotto il 10% – si legge nel rapporto della Commissione Ue – Ma la debole attività economica è probabile pesi sul mercato del lavoro come indica il numero in crescita dei lavoratori e le aspettative delle imprese sull’occupazione, spiccatamente più basse”.
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