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L’Italia paga la crisi dell’auto: cassa integrazione e licenziamenti, un problema strutturale

L’autunno del 2024 si apre con una preoccupante fase per il settore industriale italiano. Scioperi e cassa integrazione stanno diventando una triste realtà per numerosi lavoratori. Tra i casi più recenti spicca quello di Sfc Solutions, impresa che fornisce colossi come Stellantis e Volkswagen, che ha messo in cassa integrazione 317 dipendenti a Torino.

La crisi che sta colpendo la componentistica auto non è un episodio isolato, ma fa parte di una tendenza negativa più ampia che interessa l’intero settore europeo. Nei primi cinque mesi del 2024, la produzione di componenti per auto in Italia è diminuita del 18%, mentre le ore di cassa integrazione sono aumentate in modo preoccupante. Il crollo delle vendite ha colpito in maniera particolare la Germania, e con essa anche i fornitori italiani. Il caso Volkswagen, che ha già comunicato piani di ristrutturazione e tagli per migliaia di posti di lavoro, ha ripercussioni anche su Audi, che prevede la chiusura del suo stabilimento a Bruxelles.

Il nodo centrale di questa crisi è rappresentato dalle difficoltà incontrate nella transizione verso l’elettrico, un ostacolo che frena giganti come Porsche e Mercedes. Inevitabilmente, anche l’Italia subisce forti contraccolpi, considerando che il Paese esporta componenti per auto verso la Germania per un valore di oltre 5 miliardi di euro, che rappresentano oltre il 20% dell’export del comparto.

Samuele Lodi della Fiom Cgil ha lanciato un segnale d’allarme: “La situazione di Volkswagen rischia di trasformarsi in un terremoto per l’intero continente”, ha dichiarato, aggiungendo che questa crisi potrebbe peggiorare ulteriormente le condizioni di Stellantis, la quale ha già ridotto da tempo gli investimenti in Italia.

Le conseguenze della crisi si stanno abbattendo anche su altri gruppi: ZF ha annunciato 14.000 esuberi in Germania, e in provincia di Ferrara, 65 lavoratori sono già stati coinvolti. Anche Marelli e Bosch stanno affrontando una riduzione della produzione, alimentando le preoccupazioni per il futuro.

I prossimi mesi si preannunciano decisivi, con un impatto particolarmente grave per le piccole e medie imprese italiane che operano in settori di nicchia sempre più fragili. Il timore è che questa crisi possa assumere caratteri strutturali, mettendo a rischio non solo i posti di lavoro, ma l’intera industria automobilistica in Europa.

Molti avevano previsto questa deriva già quando la Commissione Europea ha accelerato sulle politiche green, forzando il passaggio dai motori tradizionali a quelli elettrici. Una decisione che si sta rivelando affrettata, poiché non ha tenuto conto delle richieste del mercato e delle resistenze dei cittadini, non ancora convinti delle performance delle auto elettriche, soprattutto a causa della difficoltà e dei tempi di ricarica.

Oggi, uno dei settori più cruciali per l’economia italiana ed europea rischia di pagare un prezzo altissimo a causa di queste scelte.

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