Che l’universo grillino sia ormai prossimo all’implosione lo evidenziano, ben più dei drammatici risultati ottenuti all’ultima tornata elettorale, le continue liti all’interno del Movimento sul futuro del Movimento stesso. Tutti invocano una svolta, nessuno sa bene quale sarebbe la migliore. E, nel frattempo, ci si muove in bande, gruppi agguerriti che guardano gli altri in cagnesco e adottano toni minacciosi quando c’è da confrontarsi.
Vito Crimi, reggente di un partito allo sbaraglio, ha avuto prova di costa sta accadendo nel momento in cui si è presentato alla riunione dei gruppi parlamentari per elencare le possibili strade da percorrere da qui alle prossime settimane. Tra le ipotesi sul tavolo c’è l’elezione diretta del prossimo leader attraverso la canonica votazione su Rousseau, una modifica allo Statuto che permetta di creare una gestione collegiale o la costruzione di un comitato che faccia da ponte, portando il Movimento fino agli Stati Genereali. La scelta più gradita pare essere stata quest’ultima, ma i tempi sono stretti ed entro la prima metà di ottobre andrebbe completato il quadro con l’istituzione del nuovo organismo.
Ora come ora, però, all’interno dei Cinque Stelle sembra difficile anche sedersi a tavola tutti insieme senza che una banale cena possa degenerare in una rissa. Nel tutto contro tutti generale che si è ormai cementificato, le dichiarazioni al veleno di questo o quell’esponente contro il Movimento e i suoi vertici non si contano nemmeno più. Roberta Lombardi, capogruppo della Regione Lazio, se l’è presa ad esempio con “quelli che hanno pensato di andare da soli alle Regionali. Dei geni. Gli stessi che ora si lamenano per il risultato catastrofico del voto”.
Il presidente della commissione Antimafia Nicola Marra ha invece tuonato: “Non ci sentiamo più un progetto. Abbiamo accettato un sistema verticistico che ha eliminato il dibattito, i momenti di riflessione sono stati castrati”. Nel mirino anche Casaleggio, che aveva diffuso i nomi dei “morosi”, gli onorevoli in ritardo col pagamento dei contributi, scatenando l’ennesima, ferocissima polemica interna. Un caos generale nel quale si muove ancora Di Battista, sfidante dell’asse Di Maio-Grillo ma sempre più corpo estraneo al Movimento.
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