Il vaccino Sputnik funziona, ma non arriverà in Italia prima della fine dell’anno. A dirlo, nel corso di un’intervista rilasciata a Repubblica, è Antonio Francesco Di Naro, 51 anni, fondatore dell’azienda svizzero-lombarda Adienne che ha firmato l’accordo con il fondo sovrano russo per la produzione del farmaco: “Stiamo parlando di vaccini, non di caramelle. Lo Sputnik – lo dico da scienziato – è un prodotto valido. Ma per produrlo ci vorrà del tempo. Spero che Adienne riesca a partire con le prime fiale a fine anno. Ma è solo una speranza. E di sicuro nel 2021 non riusciremo a fare i dieci milioni di dosi di cui si è parlato, non so in base a quali informazioni”.
Come spiegato da Di Naro, “non è che schiacci il bottone e la macchina parte. Siamo in una fase di transfer tecnologico. Servono mesi. Va finita la fase, vanno preparati i materiali e i lotti registrativi che Aifa dovrà ispezionare. Quando avrà espresso il suo parere potremo iniziare la produzione. Dobbiamo arrivare all’esame dell’autorità con dati sicuri e puliti. Non ci vogliono anni ma tempo ci vuole”.
A proposito dell’accordo raggiunto con Mosca, Di Naro ha spiegato: “Ci ha contattati la Camera di Commercio Italo Russa per conto del fondo sovrano di Mosca che stava valutando altre aziende e hanno scelto Adienne. Perché proprio noi? Perché abbiamo lavorato nel mondo dei salvavita oncologici sviluppandoli dalla ricerca fino a produzione. Volevano un’azienda in grado di apprendere rapidamente le loro metodologie per costruire il vaccino. E oltretutto abbiamo i conti in buon utile da 16 anni…”.
“Da uomo di scienza – ha spiegato Di Naro – dico che il vaccino è buono. Non avrei portato a casa un prodotto senza efficacia alta. Sto lontano dalla politica, non ho tempo di occuparmi di queste cose. Ho massima stima dell’Ema, mi auguro valuti positivamente il dossier con la qualità che ha sempre fatto con tutti i farmaci. Non dico che sia corretto dire roulette russa. Ma i vaccini non hanno bandiera. Mi auguro che altre aziende possano contribuire ad aiutare la produzione dei vaccini, senza guardare da dove arrivano”.
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